Coronavirus, De Luca re dei social e guru del ‘Restate a casa’
Governatore campano incassa risultati e bacchetta chi viola norme
“Campania a testa alta”, una regione che ha saputo conquistarsi “il rispetto delle persone perbene del nostro Paese”. Potrebbe essere questo il nuovo ‘mantra’ del governatore campano, Vincenzo De Luca, che, in queste settimane di pandemia da Coronavirus ha, probabilmente, toccato l’apice della sua popolarità travalicando i confini regionali. Idolatrato da alcuni, criticato da altri, ridicolizzato sui social e divenuto personaggio ideale per sfottò e parodie, il presidente della Regione Campania, sicuramente non passa inosservato. I suoi modi pragmatici, spicci, a volte duri, altre volte pittoreschi e grotteschi, ma certamente d’effetto, hanno dato visibilità a una regione che, dati alla mano, sta gestendo l’emergenza Covid-19 in modo concreto. Al 10 aprile sono 3.517 i casi positivi, 231 le persone decedute e 248 quelle guarite, 33.781 i tamponi eseguiti. Numeri che fotografano una realtà, seppur nella drammaticità della situazione che stiamo vivendo, che non desta particolare preoccupazione così come sottolineato dallo stesso De Luca nel corso della sua ultima diretta Facebook, in onda rigorosamente ogni venerdì subito dopo pranzo.
“In tanti si aspettavano che da noi ci fosse l’ecatombe, che la Campania finisse cento volte peggio della Lombardia”, ha evidenziato ieri parlando anche di chi “sembra quasi dispiaciuto che avessimo fatto un lavoro importante”. “Abbiamo dimostrato di essere una regione che cammina a testa alta, con umiltà e sobrietà, e dobbiamo essere orgogliosi di questo”, ha aggiunto rivendicando di aver anticipato “decisioni del governo anche di dieci giorni”. Un’autocelebrazione, ma che ha molto di realistico: in Campania sono state limitate le corse dei trasporti pubblici, proibito a parrucchieri ed estetiste di svolgere il proprio lavoro, vietate le consegne a domicilio del cibo, posto il divieto di fare sport anche individuale, chiuse palestre, piscine, parchi e ville comunali prima di qualsiasi Dpcm firmato dal premier Conte. E poi l’Esercito: De Luca ha invocato l’arrivo dei soldati per poter controllare il territorio e bloccare le uscite “fuorilegge” già da settimane. Unico ordine è sempre stato “Restate a casa”. Sono attualmente quattro le zone rosse e otto i Comuni in quarantena: cinque nel Vallo di Diano, due in Irpinia e uno nel Beneventano. Non si entra e non si esce se non per motivi di urgenza. Provvedimenti adottati immediatamente dopo che sono stati riscontrati cluster anche limitati, ma che hanno permesso di circoscrivere il contagio e di tracciare i contatti avuti dai singoli positivi. Un’impostazione che si sta cercando di attuare anche nelle case di cura e nelle residenze per anziani che, soprattutto nelle ultime settimane, hanno fatto registrare qualche picco di malati.
De Luca ha preferito parlare direttamente con i campani, solo una volta ogni sette giorni, senza la mediazione e le domande dei giornalisti: impostazione che ha seminato disappunto tra i cronisti, ma che si è rivelata efficace per i conregionali dello “sceriffo di Salerno”: ogni sua diretta conta circa 900mila visualizzazioni e centinaia di condivisioni. Le sue esternazioni, tra il serio e il faceto, rimbalzano sui social, sui siti on line, sulle testate di mezzo mondo. I suoi metodi hanno portato anche il New York Times a riprendere alcuni suoi inviti a rimanere in casa. “Listen America Listen (Ascolta America ascolta, ndr)!”, ha scritto, condividendo il post dalla pagina della giornalista Rula Jebreal, la top model Naomi Campbell su Instagram, dove ha postato il video, diventato virale, di De Luca che invoca il lanciafiamme per chi ha intenzione di pensare a organizzare feste di laurea, ma anche comunioni e matrimoni. Si moltiplicano i meme con il suo volto, c’è persino chi ha inventato videogame nei quali è lui contro tutti. Chi lo disegna come Superman e chi come Rambo. Un gioco al rialzo che fa sembrare la perfetta parodia di Maurizio Crozza un timido sumulacro di quello che i campani stanno escogitando per scherzare sulle sue gesta.
Ironia mai cattiva, ma esilarante e persistentte. E i suoi modi, giudicati di estremismo rivoluzionario quando militava nelle fila del Pci, tanto da essere soprannominato Pol Pot, hanno ottenuto qualche risultato quando, con dati e statistiche alla mano, ha rivendicato alla Protezione civile e al governo di essere ancora in attesa delle macchine sanitarie e degli strumenti di protezione individuali promessi. Ha parlato di “mascherine utilizzate da Bunny il coniglio” adeguate soltanto per “pulire gli occhiali”, accelerando l’invio in Campania di materiale utile per fronteggiare il virus. Ma con il sistema del bastone e della carota, De Luca bacchetta chiunque: chiede sanzioni esemplari e controlli serrati, prospetta l’Apocalisse e spaventa gli incoscienti che fanno assembramenti, ma poi come Regione lavora costantemente per assicurare posti letto per i malati. In appena dieci giorni, a Napoli Est, nascerà un nuovo Covid hospital: 72 postazioni in terapia intensiva nati dal nulla. I container sono arrivati da Padova, tra l’ovazione da stadio dei residenti a Ponticelli, e ora dopo ora la struttura ha preso forma. In una regione che contava, a inizio emergenza, solo su 330 posti in terapia intensiva, si è fatta una lotta contro il tempo: riconvertito il Loreto Mare di Napoli e il nosocomio di Boscotrecase, allestendo ospedali dedicati ai contagiati in ognuna delle province campane.
Una sfida per arginare gli evidenti ritardi della sanità nostrana. Handicap che sembrano cancellati come d’incanto dopo che l’equipe del professor Paolo Ascierto del Pascale di Napoli ha utilizzato, per primo in Italia, il Tocilizumab, il farmaco anti artrite reumatoide capace di far regredire l’infiammazione da polmonite interstiziale e dove il Cotugno, nosocomio partenopeo che cura le malattie infettive, si registrano zero contagi tra medici e infermieri per aver adottato un particolare protocollo studiato e apprezzato anche all’estero. Il neo? I suoi delatori gli imputano eccessivo accentramento e pochi tamponi. Da Palazzo Santa Lucia hanno risposto con un bando per aprire ai privati, ma è durato meno di 24 ore e con criteri così stringenti da escludere molti piccoli laboratori: 500 tamponi al giorno e prodotti chimici già pronti per le analisi. Del resto, De Luca non sposa la tesi ‘del più tamponi meno contagi’, parla di “tamponite, che è diventata una malattia”. Per lui non serve moltiplicare i test anche perché “c’è carenza di reagenti”, ma bisogna rispettare “distanziamento sociale e controllare la catena dei contatti positivi”. Una necessità, quella di stare in casa, senza poter uscire, più che mai valida in questi giorni di Pasqua. Vero e proprio terrore per chi, come il governatore campano, ha come obiettivo quello di azzerare i contagi entro poche settimane. “Imparate a fare le pastiere a casa, riscoprite la cucina delle vostre nonne, anche se la prime volte saranno delle zozzerie”, è l’invito rivolto a chi avrebbe avuto anche solo voglia di mettere il naso fuori all’uscio per poter cercare le delizie culinarie in qualche bar o pasticceria. Rigorosamente chiuso.