Coronavirus, il 27 parte la vaccinazione in Europa. Ma torna l’allarme “rosso” a Tokyo

Coronavirus, il 27 parte la vaccinazione in Europa. Ma torna l’allarme “rosso” a Tokyo
17 dicembre 2020

La presidente della Commissione europea ha annunciato oggi via Twitter che nei paesi Ue le campagne di vaccinazione contro Covid-19 inizieranno il 27-28-29 dicembre. “E’ il momento dell’Europa. Il 27, 28, 29 dicembre inizieranno le vaccinazioni nell’Ue. Noi proteggiamo i nostri cittadini assieme”, ha scritto la numero uno dell’esecutivo europeo che ha anche espresso gli auguri di pronta guarigione al presidente francese Emmanuel Macron, che è risultato positivo a Covid-19. “Caro @EmmanuelMacron, le auguro una pronta guarigione. Sono con lei con tutto il cuore”, ha scritto sul Twitter la numero uno dell’esecutivo europeo. “Vinceremo – ha continuato – contro questa pandemia tutti assieme. Continueremo a lavorare mano nella mano per vaccinare e proteggere i nostri cittadini”.

Ma durante il briefing quotidiano online per la stampa dell’Esecutivo comunitario, il portavoce capo della Commissione Eric Mamer ha precisato che questo inizio coordinato delle vaccinazioni “è evidentemente condizionato all’autorizzazione all’immissione sul mercato che la Commissione sulla base della raccomandazione positiva da parte dell’Ema”. L’inizio delle vaccinazioni negli Stati membri sarà lanciato nei tre giorni a partire dal 27 dicembre “nel caso in cui tutto si svolgerà come previsto” rispetto a questi passaggi, ha continuato il portavoce. Mamer e un altro portavoce della Commissione, Stefan de Keersmaecker, responsabile per la Salute e Sicurezza alimentare, hanno poi chiarito la tempistica delle operazioni.

La riunione degli esperti dell’Ema che dovrebbe decidere la raccomandazione favorevole per il primo vaccino anti Covid 19, quello sviluppato da Pfizer e BioNTech, dopo rigorose valutazioni sulla sua efficacia e sicurezza, si svolgerà il 21 dicembre. La Commissione, vista l’urgenza, si è impegnata a ridurre a due, massimo tre giorni (invece dei 60 giorni circa che ci vogliono in condizioni normali), il tempo necessario per decidere l’autorizzazione condizionata alla commercializzazione del vaccino, dopo aver consultato gli Stati membri nell’ambito della procedura prevista di “comitologia”. Dopo questi primi due passaggi, le dosi del vaccino (300 milioni, in totale, assegnate secondo una chiave di ripartizione proporzionale alla popolazione) saranno distribuite ai depositi centrali di tutti gli Stati membri il 26 dicembre, e di qui smistate agli centri nazionali di ogni paese, per poi cominciare le vaccinazioni, a partire dal giorno dopo ed entro il 29 dicembre.

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Sempre, oggi, la Commissione europea ha annunciato di aver concluso i colloqui esplorativi, in vista dell’acquisto di una altro potenziale vaccino contro il Covid-19, con la società farmaceutica Novavax. Il contratto previsto con Novavax prevede che tutti gli Stati membri dell’Ue possano acquistare 100 milioni di dosi del vaccino, con la possibilità di acquistarne ancora fino a 100 milioni di dosi in più. Oltre che con BioNtech-Pfizer, la Commissione ha già firmato contratti di appalti per la fornitura congiunta di vaccini agli Stati membri anche con AstraZeneca (400 milioni di dosi), Sanofi-GSK (300 milioni di dosi), Janssen Pharmaceutica NV (gruppo Johnson & Johnson, 400 milioni di dosi), CureVac (405 milioni di dosi), e Moderna (160 milioni di dosi).

Intanto, gli Stati uniti hanno registrato nelle ultime 24 ore un bilancio record di 3.784 morti e 250mila nuovi contagi accertati da Covid-10. Lo afferma la Johns Hopkins University. Al momento ci sono negli Usa 113mila persone ricoverate e anche questo è un dato record. E’ la terza volta che negli Usa si hanno più di 3mila morti in un giorno per Covid. L’ultima era stata a fine aprile, nel momento più duro della prima ondata. Nelle ultime due settimane, per 11 giorni il livello dei contagi accertati non è sceso sotto quota 200mila. Gli esperti sanitari pensano che questa nuova fiammata sia conseguenza delle riunioni familiari avvenute per il Thaksgiving, la festa più importante dell’anno per gli americani, che è caduta tre settimane fa.

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Sull’altra parte del globo, frattanto, il governo metropolitano di Tokyo ha deciso di innalzare il livello di allerta al più alto dei quattro gradi previsti, dopo che il numero di contagi giornalieri da Covid-19 è arrivato oggi alla quota record di 822 con soli 10.909 test condotti (che risalgono al 14 dicembre). La megalopoli giapponese – che come conglomerato urbano arriva a 30 milioni di abitanti – ha finora avuto in tutto meno di 50mila contagi da inizio epidemia. Il precedente record era di 678 e risaliva a ieri. Questo dato, però va rapportato anche al numero esiguo di test condotti. Tuttavia va segnalato che la strategia giapponese sulla diagnostica è diversa da quella di molti paesi: si concentra prevalentemente sui “cluster” e non sui singoli contagi, avendo stabilito che la maggioranza dei positivi non sono super-spreader, cioè diffusori ampi del virus.

Questa strategia, finora, si è dimostrata piuttosto efficace e il Giappone non è mai andato nella pandemia in affanno sanitario, non ha mai dovuto imporre un lockdown rigido e il periodo di stato d’emergenza si è risolto in chiusure di attività e in richieste alla popolazione di uscire il meno possibile, ma senza obblighi. Sessantasei sono al momento le persone ricoverate con sintomi gravi, in discesa di tre rispetto a ieri. Ciononostante, il comitato di monitoraggio della città, sotto la guida della governatrice Yuriko Koike, ha deciso per la prima volta di assegnare un’allerta “rossa” alla capacità sanitaria della capitale, anche perché i posti letto non in rianimazione o pre-intensiva sono vicini alla saturazione. “I fornitori dei servizi medici hanno esaurito tutte le risorse”, ha commentato il vicepresidente dell’Associazione medica di Tokyo. “Ridurre il numero di pazienti Covid è l’unico modo di procedere”.

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