Salgono ancora da 20.884 a 22.865 i nuovi contagiati in Italia nelle ultime 24 ore, con un tasso di positività al 6,73%, in crescita dello 0,9%. Mentre le vittime sono state 339, ieri 347. È quanto emerge dall’odierno bollettino del ministero della Salute-Iss. Sono stati eseguiti 339.635 tamponi contro i 358.884 di ieri. I casi totali da inizio epidemia sono 2.999.119, i morti 98.974. Gli attualmente positivi sono 446.439 (+9.018 rispetto a ieri), i dimessi e guariti 2.453.706 (+13.488), in isolamento domiciliare ci sono ora 423.807 persone (+8.560). La Regione con più casi giornalieri è la Lombardia, ancora in crescita (+5.174), seguita da Campania (+2.780), Emilia Romagna (+2.545), Piemonte (+2.167) e Lazio (+1.702).
La terza ondata
Intanto, arrivano pessime notizie dalla Fondazione Gimbe sul monitoraggio dell’epidemia: si registra dal 24 febbraio al 2 marzo un aumento del 33% dei nuovi casi e la fondazione bolognese parla di una “vertiginosa accelerazione impressa dalle varianti”, in piena terza ondata. Aumentano dell’8% le terapie intensive e del 7% i ricoveri con sintomi. Sul fronte ospedaliero in 5 regioni i pazienti covid superano il 40% dei posti letto occupati, in 9 regioni superano il 30% dei posti in terapia intensiva. Per il presidente della Fondazione, Nina Cartabellotta: “gli amministratori locali continuano a ritardare le chiusure se non davanti a un rilevante incremento dei nuovi casi, quando ormai è troppo tardi”.
Sul fronte vaccini, le ditte autorizzate Pfizer, Moderna e Astrazeneca, sono in ritardo sulle forniture promesse nel primo trimestre: per ora solo la metà per Pfizer, un terzo per Moderna ed Astrazeneca: un totale di 6 milioni e mezzo di dosi invece dei 15 milioni e mezzo promessi. Per rispettare le scadenze, da qui a fine marzo dovrebbero arrivare altri 8 milioni di dosi. Hanno ricevuto anche la seconda dose quasi un milione e mezzo di italiani, con grosse differenze da regione a regione; capofila la provincia autonoma di Bolzano con il 4,18% della popolazione, fanalino di coda l’Umbria con l’1,72%. La fondazione afferma anche che il nuovo DPCM, il primo dell’era Draghi, non segna affatto il cambio di passo auspicato: non c’è nessuna nuova strategia per contenere l’epidemia, nessuna nuova misura per uffici e negozi, e a pagare il conto più salato resta la scuola.
LE VACCINAZIONI