Politica

Coronavirus, le Regioni rosse si ribellano: “Penalizzate quelle di centrodestra”. Italia divisa

È una vera e propria rivolta, quella delle regioni “rosse” (e non solo) contro il Conte 2, reo, a loro dire, di aver diviso in tre macroaree il territorio “penalizzando soltanto quelle di centrodestra”. Da nord a sud, governatori sul piede di guerra pronti a chiedere al premier Giuseppe Conte di ritirare il relativo provvedimento ma c’è anche chi ha minacciato di impugnare la direttiva anti-Covid del ministro della Salute, Roberto Speranza, “non avendo dato informazioni precise” sulle misure restrittive applicate ad ogni regione, e per le quali, sono state etichettate in giallo, arancione e rosso. Certo, a dare un veloce sguardo allo Stivale, lascia pensare che le sole tre regioni “rosse” (Piemonte, Lombardia e Calabria) siano governate dal centrodestra. E, non “rossa”, invece, la Campania ma addirittura gialla, che per dirla con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, proprio “due settimane fa il Presidente della Regione Campania annunciava che avrebbe proclamato il lockdown per la gravissima situazione dei contagi”, aggiungendo che “una settimana fa il professor Ricciardi, consulente del Governo, annunciava in televisione che Napoli sarebbe dovuta andare in lockdown”.

E ora, invece, il governo l’ha classificata addirittura gialla e questo mentre in queste ore il governatore della Campania, il dem Vincenzo De Luca, con un’ordinanza ha confermato dal 6 al 14 novembre la sospensione delle lezioni in presenza nelle scuole, da quella dell’Infanzia alle Superiori. Una furia pure Attilio Fontana. “Questa scelta – tuona il governatore della Lombardia – non tiene conto dei sacrifici già fatti negli ultimi dieci giorni”. Fontana accusa anche l’esecutivo di non aver preso in considerazione le richieste degli ultimi giorni arrivate dal Pirellone. “Le valutazioni devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici già fatti dai lombardi in questi dieci giorni per contenere la diffusione del virus, e dai quali registriamo un primo miglioramento”, ha bollato il leghista. Una riflessione va fatta: se si pensa che il colore attribuito a ogni regione nasce da una combinazione di 21 fattori tecnici, si ha la sensazione di una trasparenza gettata alle ortiche. Eloquente il sindaco di Milano. “Credo che il sistema scelto dal governo per definire le zone gialle, arancioni e rosse sia troppo complesso perché divide non solo per regioni ma anche per provincie e inoltre è basato sull’Rt e 21 indicatori difficilissimi da decifrare” puntella il dem Beppe Sala. Come dire, “avrei scelto un sistema più semplice e uniforme”.

Piemonte, altra regione “rossa”, altro governatore arrabbiato. “Perché sono state fatte scelte così importanti sulla base di dati vecchi di almeno dieci giorni? Perché il netto miglioramento dell’Rt del Piemonte (sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare) non sia stato preso in considerazione?”. A questo punto, “voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte”, conclude Cirio. Anche la Calabria è stata bollata “rossa”, facendo esplodere la disperazione del presidente facente funzione della giunta calabrese: “qui la gente creperà di fame”. È molto preoccupato, Nino Spirlì, ma di certo non le manda a dire: “Il governo se la deve prendere con sé stesso che in tanti mesi di commissariamento della Calabria non ha fatto una mazza”. “La Sicilia non meritava questa penalizzazione tenuto conto dello sforzo che la sanità siciliana ha compiuto nelle ultime settimane” osserva invece il governatore dell’isola classificata “arancione”. Secondo Nello Musumeci, tuttavia, un fatto è certo, “questo Governo non vuole il dialogo e il confronto con i presidenti delle Regioni e preferisce decidere in maniera risoluta”. Lo scontro è appena iniziato.

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