Niente più pranzi, cene e ritrovi fino al vaccino. E la zona rossa deve essere prolungata anche dopo il 6 gennaio in quanto si profila una terza ondata. Sul fronte Covid-19, non inizia di buon auspicio il 2021. E non è voce di popolo ma di uno dei virologi italiani sempre in prima linea in questa pandemia, Fabrizio Pregliasco, Università statale di Milano. “Il colore rosso è stato necessario perché a dicembre la popolazione non era abbastanza attenta – spiega a La Stampa il professore -. Durante le feste è stato concesso qualche strappo, ma pranzi, cene e ritrovi vanno dimenticati fino al vaccino”. In sostanza, “l’anno nuovo non promette bene”. Pregliasco, che è pure direttore sanitario dell’istituto Galeazzi e presidente dell’Anpas, si è detto molto preoccupato dagli ultimi dati, resi ancora più imprevedibili dalla nuova variante del virus, cosiddetta inglese, perché registrata inizialmente in Inghilterra, ma ormai presente anche in Italia.
Per il virologo, “la curva rallenta troppo lentamente”, il che rende necessario non soltanto velocizzare la campagna vaccinale ma anche intervenire con nuove misure in quanto “si aspetta un gennaio con una potenziale terza ondata che si spera non diventi un’ondona”. Per capire, intanto, cosa accadrà dal 7 gennaio in poi, quando scadrà il decreto di Natale, bisognerà aspettare la riunione della Cabina di regia per il monitoraggio regionale, prevista per questa settimana. Soltanto a quel punto, una volta rivisti i dati epidemiologici, il Conte 2 prenderà una decisione sul colore da attribuire alla varie regioni in base ai 21 parametri. Ma per Pregliasco non ci sono dubbi: bisogna continuare in zona rossa dal 7 gennaio, fin quando non si vedranno i primi effetti del vaccino. E “bisognerebbe rivedere i 21 parametri che permettono di cambiare colore perché in alcuni casi si sono dimostrati insufficienti”. In altre parole, “non c’è un manuale per il lockdown e bisogna procedere per tentativi”. E’ anche convinto che “la vaccinazione non darà risultati a breve” almeno “circa fino a fine 2021”.
Poi il nodo riapertura scuole, “pericolose, con l’attuale circolazione del virus, sia per quello che vi succede dentro sia per il traffico che innescano, ma ha senso il tentativo di riaprirle parzialmente per valutare nel tempo gli effetti ed eventualmente ricalibrarsi”. D’altronde, sostiene il virologo, “la scuola ha pari dignità rispetto ai servizi essenziali e ai luoghi di lavoro, che fin qui si è cercato di privilegiare sacrificando invece svaghi e turismo”. In merito ai vaccini AstraZeneca, inoltre, Pregliasco sembra più ottimista dell’Aifa. Il professore, infatti, non crede a problemi di rifornimento, sostenendo che l’azienda biofarmaceutica britannica “mi sembra avanti, per cui l’importante è rodare la macchina statale e farsi trovare pronti”. Infine non vuole sentir parlare di vaccino obbligatorio perché “sarebbe una sconfitta del buon senso”. “Io ho già preso la prima dose per dimostrare che faccio quello che dico” conclude Pregliasco.