Mascherine introvabili durante l’emergenza. E la Lombardia è allo stremo. E’ l’ultimo scenario di questa drammatica vicenda coronavirus che sta mettendo in ginocchio tutta l’Italia (e non solo). “Purtroppo i numeri continuano ad aumentare, è sempre peggio. Siamo vicini al momento in cui non potremo più utilizzare rianimazioni perché non avremo più letto” spiega il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, aggiungendo che il problema principale è recuperare respiratori. Sono infatti l’elemento essenziale per la costruzione di un ospedale da 500 posti nei padiglioni della Fiera di Milano. Nel frattempo, ha aggiunto, si cerca di recuperare altri letti negli ospedali. “E spero che riescano ancora per qualche giorno – ha aggiunto – a compiere questi miracoli”. Intanto, Fontana cerca man forte in Guido Bertolaso. Il governatore lombardo ha infatti appena nominato consulente personale, l’ex capo della Protezione civile.
Sul fronte mascherine, il governto Conte 2 ha in elaborazione un protocollo che autorizzi la produzione in Italia di mascherine non sanitarie per i cittadini e i lavoratori non sanitari. Sul materiale c’è già l’autorizzazione del comitato scientifico. Potrebbero arrivare norme che ne agevolano la produzione nel nostro Paese. Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli annuncia l’ipotesi di riconvertire strutture per la produzione di mascherine. “Purtroppo non abbiamo attualmente una produzione nazionale perché in passato è stata considerata di basso margine per gli operatori economici e quindi ora ne abbiamo le conseguenze. E’ compito del commissario Arcuri – aggiunge – individuare strutture che possano essere riconvertite per la produzione”.
“La nostra priorità è far lavorare in sicurezza medici, infermieri e tutto il personale sanitario che con coraggio e spirito di abnegazione si sta prodigando per la cura dei cittadini, dedicandosi a questa emergenza sanitaria senza risparmiare energie – dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte -. Come governo siamo strenuamente impegnati – e io stesso attraverso contatti con i miei omologhi – per procurare in tempi brevissimi i dispositivi di protezione che consentano loro di lavorare in massima sicurezza. C’è massima attenzione per la situazione in Lombardia”.
IL BILANCIO DEL 14 MARZO
Sono 17.750 i malati di coronavirus in Italia, 2.795 in più di venerdì, mentre il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 21.157. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza, Angelo Borrelli, nel consueto appuntamento di bilancio dell’emergenza in conferenza stampa alla Protezione Civile. Sono 1.966 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 527 in più di ieri. Per quanto riguarda i malati sono 8.372 i ricoverati, 1.518 dei quali in terapia intensiva e 7.680 sono in isolamento domiciliare. Invece il numero dei morti aumenta di 175 unità e si porta a 1.441 totali.
Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 9.059 in Lombardia, 2.349 in Emilia-Romagna, 1.775 in Veneto, 863 nelle Marche, 814 in Piemonte, 614 in Toscana, 384 in Liguria, 320 nel Lazio, 243 in Campania, 271 in Friuli Venezia Giulia, 199 nella Provincia autonoma di Trento, 150 in Sicilia, 170 nella Provincia autonoma di Bolzano, 156 in Puglia, 106 in Abruzzo, 103 in Umbria, 47 in Sardegna, 59 in Calabria, 41 in Valle d’Aosta, 17 in Molise e 10 in Basilicata. Salgono intanto a 2.172 i casi di positività in Veneto, nelle Marche superata quota mille.
LA DISPERAZIONE IN ANESTESIA
“Se il trend dell’epidemia continuerà con questo ritmo, Bergamo reggerà ancora per pochissimo: gli ospedali sono saturi e anche i posti in Regione Lombardia si stanno esaurendo”, è la testimonianza di Ivano Riva, anestesista e rianimatore all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e vice presidente dell’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac Lombardia. Ormai, afferma, “intubiamo in Terapia intensiva anche più di 7 persone al giorno e lavoriamo senza sosta, con in media un turno di riposo ogni 14 giorni”.
ORDINATI 3800 VENTILATORI
Con riferimento alle recenti notizie sulla qualità dei dispositivi individuali di protezione e sulla distribuzione di questi e di altri dispositivi medici tra le regioni, Consip precisa che: “La distribuzione delle forniture è tassativamente definita da Protezione Civile, in raccordo con Regioni e Ministero della Salute, che fornisce a Consip istruzioni sulle destinazioni; le mascherine oggetto di recente polemica in merito alla loro qualità non fanno parte delle forniture Consip.
Consip, inoltre, ricorda che nell`ambito delle proprie attività sull`emergenza COVID-19: sono stati già ordinati oltre 3.800 ventilatori polmonari, di cui i primi 329 ventilatori polmonari con consegna a 3-7 giorni e oltre 3.500 ventilatori a 15-45 giorni; ha reso disponibili in pronta consegna ulteriori 300 ventilatori polmonari, individuando l`azienda Siare Engineering di Bologna, che ha perfezionato un apposito accordo con Protezione Civile; sono state contrattualizzate forniture per oltre 30 milioni di mascherine chirurgiche, più di 7milioni di guanti e oltre 13 milioni di tute, camici, calzari, cuffie e camici, ancora da assegnare da parte di Protezione Civile; sono state contrattualizzate forniture per oltre 390mila tamponi rinofaringei e più di 260 kit diagnostici corrispondenti a oltre 67mila test.
Tutte le forniture per l`emergenza sanitaria – precisa la Consip – sono completamente sicure, provengono da fornitori verificati e rispettano le specifiche tecniche elaborate dalle istituzioni sanitarie competenti. La Società sta operando con procedure che consentono tempi brevi, sicurezza, qualità dei prodotti, ed eventuali anomalie rilevate saranno segnalate alle autorità competenti. Si ricorda che Consip è stata incaricata di svolgere il ruolo di Soggetto Attuatore per l`emergenza COVID-19 con decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile e sta operando sotto le direttive dello stesso Capo Dipartimento e del Commissario straordinario Dott. Domenico Arcuri.