Cronaca

Coronavirus, lunedì 30 agosto la Sicilia torna in zona gialla. Cosa cambia

Lunedì 30 agosto la Sicilia sarà la prima regione italiana a ritrovare la fascia gialla legata al rischio di contagio da Covid. L’ordinanza firmata ieri, venerdì 27 agosto, dal ministro della Salute Roberto Speranza ha segnato il punto d’arrivo di un graduale e inarrestabile aumento di contagi che ha visto la maggiore isola del Mediterraneo in cima alla classifica nazionale. Secondo i dati del monitoraggio Iss-ministero della Salute, la Sicilia ha un tasso di occupazione delle terapie intensive pari al 12,1% (contro la soglia del 10%), un’occupazione di posti letto in area medica non critica del 19,4% (contro il 15% di soglia) e una incidenza a 7 giorni (20-26 agosto) più alta di tutta Italia con 200,7 casi per 100mila abitanti contro la soglia di 50. A preoccupare è soprattutto la variante Delta, ormai dominante in Sicilia come nel resto d’Italia e d’Europa.

Ma come si è giunti a questo stato di cose in Sicilia? Tra i fattori che hanno certamente determinato l’aumento dei contagi c’è quello legato al turismo. L’Isola ha infatti visto nelle scorse settimane un boom nell’afflusso di turisti (oltre il 7% in più rispetto ai dati del 2019) che ha portato circa 2 milioni di persone in regione. A questo va aggiunta l’alta percentuale di persone che non hanno voluto sottoporsi al vaccino. In Sicilia, al momento, ad aver ricevuto la dose di siero è il 70% della popolazione. Il dato più basso del Paese. Il governo regionale guidato da Nello Musumeci ha cercato di correre ai ripari con l’istituzione di zone rosse ma queste, insieme alle singole ordinanze emesse di volta in volta dai sindaci dell’isola, non hanno funto da deterrente agli assembramenti. Da lunedì dunque tornano obbligatorie anche all’aperto le mascherine, e il limite di quattro commensali ai tavoli dei ristoranti. Non ci sarà il coprifuoco, abolito lo scorso giugno, e gli spostamenti saranno comunque liberi sia tra Comuni che tra Regioni. Il green pass resta indispensabile per l’accesso ad una serie di attività e servizi pubblici (piscine, palestre, centri termali, cinema, teatri, parchi a tema, congressi e fiere).

In zona gialla sono aperti i cinema, i teatri e i musei, le sale da concerto dove si deve garantire la distanza minima di sicurezza tra gli spettatori di almeno 1 metro. La capienza delle sale poi non deve superare il 50% del totale. Si prevede un massimo di 1.000 persone all’aperto e 500 negli spazi chiusi e bisogna sempre indossare la mascherina. Negli impianti sportivi la capienza consentita non può superare il 25% di quella massima autorizzata e comunque il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 2.500 per gli impianti all’aperto e a 1.000 per gli impianti al chiuso. Sul ritorno in zona gialla della Sicilia, secondo l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, incide largamente l’alta percentuale di non vaccinati.

“La circolazione del virus sta colpendo soprattutto le aree più affollate, a maggiore flusso turistico, in Sicilia abbiamo avuto un luglio e un agosto da record, superando del 7-8% gli arrivi del 2019 che fu un anno straordinario. Ma pesa tantissimo un’adesione alla campagna vaccinale che vede la Sicilia indietro rispetto alle altre regioni italiane – ha detto l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza -. Abbiamo raggiunto ieri il 70% di prime vaccinazioni con un ritardo rispetto al resto del Paese. La Regione ha messo in campo di tutto: 200 punti vaccinali, i medici di medicina generale, le farmacie, le campagne di vaccinazione di prossimità; ma c’è una quota di cittadini che forse si sta svegliando soltanto adesso. Ci troviamo in una regione in cui una minoranza, forse perché inconsapevole e faremo di tutto per renderla consapevole, non si è ancora vaccinata, ma che non può condizionare la vita sociale della maggior parte dei cittadini che invece si è vaccinata, che vuole ritornare alla normalità, e soprattutto non può condizionare la vita economica e sociale di un territorio”.

Razza ha rivolto infine l’appello al Governo centrale per l’istituzione dell’obbligo vaccinale: “Credo che prima o poi il tema dell’obbligo vaccinale, soprattutto per alcune categorie a rischio, sarà da mettere all’ordine del giorno. Sono papà di un bambino di 4 mesi, al sessantesimo giorno ho portato mio figlio a fare i vaccini obbligatori; non capisco perché delle minoranze inconsapevoli dovrebbero condizionare la vita della stragrande maggioranza dei cittadini. È un problema che il governo nazionale dovrà assumere come prioritario”.

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