Oltre 200 milioni di dosi di vaccino anti Covid sono state somministrate in almeno 107 Paesi o territori, secondo i dati elaborati dall’Agence France Presse partendo da fonti ufficiali. Il 45% circa delle somministrazioni riguarda i Paesi del G7, che contano insieme circa il 10% della popolazione mondiale e i cui leader si sono impegnati ieri ad una più equa ripartizione dei vaccini con le nazioni meno sviluppate.
Stati Uniti
Oltre 59 milioni di dosi di vaccino Covid-19 sono state somministrate negli Stati Uniti, secondo i dati pubblicati dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Sono state somministrate 59 milioni di dosi, circa il 76% delle 78.152.495 dosi distribuite. Oggi sono state utilizzate 1,8 milioni di dosi.
Turchia
La Turchia ha vaccinato in un mese oltre cinque milioni di persone con almeno la prima dose del vaccino anti Covid cinese Sinovac: lo ha reso noto il Ministero della Sanità di Ankara. La campagna di vaccinazione era stata avviata il 14 gennaio scorso con gli operatori sanitari e le persone anziane; le persone che hanno ricevuto due somministrazioni del vaccino sono circa 900mila. Il piano di vaccinazione rurco prevede di proseguire con gli insegnanti e il personale scolastico entro la fine del mese così da poter riaprire le scuole a partire dal primo marzo prossimo. Il bilancio ufficiale provvisorio dell’epidemia in Turchia – che conta 82 milioni di abitanti – è di oltre 2,6 milioni di casi di positività al coronavirus, con 27mila decessi.
Russia
La Russia ha registrato il suo terzo vaccino contro il Covid-19, la fase preliminare al terzo e ultimo stadio di sperimentazione clinica: lo ha annunciato il premier russo, Mikhail Mishustin. Mishustin ha precisato che “a partire da metà marzo saranno messe in circolazione le prime 120mila dosi” del nuovo farmaco, battezzato “Kovivak” e ideato dal centro di ricerca Shumakov di Mosca. La Russia aveva registrato in precedenza lo “Sputnik V”, nello corso mese di agosto, e l’EpiVacCorona, in ottobre; lo Sputnik, accolto con un certo scetticismo dati i tempi di sviluppo molto rapidi, è stato oggetto di un studio della rivista scientifica britannica The Lancet che ne ha confermato l’efficacia. A differenza dei suoi due predecessori, il Kovivak utilizza un virus inattivo, una tecnologia più classica; al momento, le linee guida del Ministero della Sanità russo ne raccomandano l’uso nei pazienti dai 18 ai 60 anni.
Serbia
La Serbia è seconda in Europa per numero di dosi somministrate ogni 100 abitanti, appena sotto il Regno Unito, e sesta a livello mondiale. In Serbia la campagna vaccinale è iniziata da settimane e sembra che la decennale oscillazione del paese tra opposte superpotenze abbia, per ora, mostrato un vantaggio. Nel paese si somministrano diversi vaccini: l’americano Pfizer (sebbene sia minoritario), il russo Sputnik V, ma soprattutto il cinese Sinopharm. Sono circa 200 i centri in tutto il paese dove è possibile ottenere la somministrazione, la quale avviene senza distinzioni di età, facendo domanda presso le autorità competenti. È quindi già molto alto anche il numero di giovani che hanno ricevuto la prima iniezione di vaccino. In particolare, si stima che la Serbia, quasi 7 milioni di abitanti, vaccini circa 35mila persone al giorno”.
La Serbia dunque è diventata il leader in Europa per quanto riguarda la vaccinazione dei suoi cittadini. I vaccini arrivano in Serbia da più parti, il che in realtà significa che, in diversi centri di vaccinazione, i cittadini serbi hanno una scelta molto ampia di vaccini: russi o cinesi, o quelli prodotti da “Pfizer” o “AstraZeneca”. Allo stesso tempo, inizierà presto la produzione del vaccino russo Sputnik V sul territorio serbo. L’obiettivo del governo, entro la fine dell’anno, è che la produzione del vaccino assicuri non solo il processo di vaccinazione dei cittadini serbi, ma anche l’esportazione del vaccino nella regione dei Balcani.
130 Paesi senza vaccino
Le Nazioni Unite hanno lanciato ieri un appello per uno sforzo globale coordinato nella vaccinazione contro il Covid-19, avvertendo che le disparità iniziali mettono a rischio l’intero pianeta. I ministri degli Esteri degli Stati membri del Consiglio di sicurezza si sono incontrati virtualmente per una prima sessione di lavoro sulle vaccinazioni convocata dall’attuale presidente – la Gran Bretagna -, secondo cui il mondo ha il “dovere morale” di agire in modo coordinato contro la pandemia che ha ucciso più di 2,4 milioni di persone. Il segretario generale Antonio Guterres da parte sua ha manifestato la preoccupazione per il fatto che finora solo 10 nazioni hanno somministrato il 75% delle dosi e 130 paesi non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino “Il mondo ha urgente bisogno di un piano di vaccinazione globale per riunire tutti coloro che possiedono il potere, le competenze scientifiche, le capacità produttive e finanziarie necessarie”, ha affermato Guterres.
Il leader dell’Onu ha spiegato che il Gruppo delle 20 principali economie mondiali è nella posizione migliore per istituire una task force sul finanziamento e l’attuazione delle vaccinazioni a livello globale ed ha offerto il pieno sostegno delle Nazioni Unite. “Se si permette al virus di diffondersi a macchia d’olio nel Sud del mondo, muterà ancora e ancora. Nuove varianti potrebbero diventare più trasmissibili, più mortali e, potenzialmente, minacciare l’efficacia dei vaccini e della diagnostica attuali”, ha detto Guterres. “Questo può prolungare la pandemia in modo significativo, consentendo al virus di tornare ad affliggere il nord del mondo”, ha aggiunto Guterres. Henrietta Fore, capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), da parte sua ha sottolineato che “l’unico modo per uscire da questa pandemia per ognuno di noi è garantire che le vaccinazioni siano disponibili per tutti”.