Per la prima volta in due mesi scende la curva settimanale di nuovi casi Covid-19. Crescono ancora, invece, i morti che stabiliscono il nuovo record della quarta ondata. Sul fronte ospedaliero continua l’aumento dei ricoveri ordinari, anche se a ritmi più rallentati rispetto a qualche giorno fa, e per il secondo giorno consecutivo restano stabili, con il segno meno davanti, le terapie intensive. In sostanza, è quanto emerge dall’odierno bollettino del ministero della Salute, sull’emergenza coronavirus. In cifre, sono 184.615 i nuovi casi di positività al Covid-19 (ieri 196.224) e 316 i decessi (ieri 313) registrati nelle ultime 24 ore in Italia. Dall’inizio della pandemia sono 8.155.645 le persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2, mentre da febbraio 2020 le vittime totali sono 140.188.
Sono in tutto 5.691.939 i guariti o dimessi, mentre sono 82.803 le persone diventate negative nelle ultime 24 ore (ieri 108.198). Le persone che risultano attualmente positive sono in tutto 2.323.518, pari a +101.458 rispetto a ieri (+87.921 il giorno prima). Compresi quelli molecolari e gli antigenici, i tamponi totali processati sono stati 1.181.179, dunque 9.388 in meno rispetto a 1.190.567 di ieri. Il tasso di positività, ieri al 16,5%, oggi scende al 15,6%. Sul fronte del sistema sanitario, crescono le degenze in area medica ma diminuiscono quelle nei reparti di rianimazione. Sono infatti +339 (ieri +242), per un totale di 17.648 ricoverati, i posti letto occupati nei reparti Covid ordinari. Sono invece -1 (ieri -8) i posti letto occupati in terapia intensiva, numero che porta a 1.668 il totale dei malati più gravi, con 1.556 ingressi in rianimazione (ieri 156).
Gimbe: Misure del Governo insufficienti per frenare i contagi
Sul fronte della diffusione del Covid nel nostro paese nell’ultima settimane si è assistito a un forte aumento di tutti i parametri. A partire da una crescita dei ricoveri pari a 4.155 unità (+31,2%), +285 terapie intensive (+20,5%), una crescita di decessi di 1.514 unità, (+37,4%). Questo mentre i nuovi casi superano 1,2 milioni (+49%). Lo rileva il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe che dà anche un giudizio negativo sull’operato dell’esecutivo bollando come “insufficienti” le misure messe in campo per frenare i contagi. Sul fronte vaccini, invece, si rileva come in 7 giorni si siano avute oltre 4 milioni di somministrazioni, ma solo 73.690 di prime dosi per over 50. I nuovi casi con incidenza, in 56 province, afferma ancora Gimbe, supera i 2.000 per 100.000 abitanti mentre continua a crescere la pressione sugli ospedali, sia in area medica (+32,2%) che in terapia intensiva (+20,5%).
In Italia rimangono poi oltre 8,6 milioni coloro che sono senza nemmeno una dose di vaccino, di cui quasi 3 milioni nella fascia 5-11 anni. Per quanto riguarda, invece, le terze dosi, si è raggiunto un tasso di copertura pari al 61,5% ma “con rilevanti differenze regionali”. “L’enorme quantità di nuovi casi, incontrando una popolazione suscettibile troppo numerosa, – aggiunge la Fondazione – sta progressivamente saturando gli ospedali. Di conseguenza, molte regioni si avviano verso la zona arancione entro fine mese, ma soprattutto si riducono le possibilità di cura per i malati non covid”. “Nell’ultima settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio (+34%)”.
“Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia – conclude Cartabellotta – in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese. Innanzitutto, l’ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati – anche in pazienti oncologici – e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo. In secondo luogo, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici. Infine, a meno di ‘iniezioni’ di posti letto dell’ultimora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose Regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave”.