Coronavirus, Putin manda tutti i russi in ferie per una settimana

26 marzo 2020

Comincia con una settimana di ferie (pagate) il lock down della Russia per coronavirus. Vladimir Putin ha parlato oggi alla nazione per assicurare che “la Russia “riuscirà a contenere la diffusione di massa del coronavirus”, ma “bloccare del tutto la penetrazione del Covid-19” è impossibile, quindi “la cosa più sicura da fare è stare a casa”. Quindi settimana festiva lunga, sino al 5 aprile. Poi si vedrà. Secondo gli ultimi dati ufficiali, in Russia vi sono 658 contagi confermati da coronavirus, 29 in più rispetto a ieri. Ancora pochi per il Paese più esteso al mondo, che ha solo 148 milioni di abitanti, ma ha oltre 4.000 chilometri di frontiera con la Cina. Anche dall’entourage presidenziale, tuttavia, si sollevano dubbi sulla reale entità del contagio, considerato molto più estesto. Il primo a farlo pubblicamente è stato ieri il sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin, figura molto vicina al capo del Cremlino, che ha ufficialmente infranto la speranza di una “Russia immune”. Il primo cittadino della capitale ha ordinato oggi la chiusura di cinema, night club e altri luoghi di svago (compresi quelli per l’infanzia) e consigliato agli over 65 di evitare i mezzi pubblici.

A tradire la convinzione dei vertici che non sarà una cosa breve è anche l’annuncio di Putin del rinvio della consultazione popolare sugli emendamenti alla Costituzione russa prevista per il 22 aprile. “Credo il voto sulla Costituzione vada rinviato”, ha detto il presidente russo, che si è poi concentrato sulle questioni economiche, sottolineando che in questo momento “per stabilizzare il quadro economico servono ulteriori passi” da parte del governo. In particolare, Putin ha proposto di aumentare i sussidi di disoccupazione (da 8mila a 12mila rubli, ovvero tra i 80 e i 140 euro), di velocizzare i pagamenti dei sussidi alle famiglie che hanno diritto al “capitale materno” – le sovvenzioni per le nuove nascite – e di anticipare i pagamenti ai veterani di guerra. Putin ha anche chiesto, vedi ordinato, ai più ricchi di dare una mano. L’idea del capo dello Stato, che come ogni sua idea viene immediatamente trasformata in legge, è una tassa sui conti all’estero nell’ordine del 15% e del 13% su interessi da investimenti che superino il milione di rubli.

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Una tassa per gli oligarchi, che secondo le prime stime potrebbe portare nelle casse russe l’equivalente di un miliardo di dollari e che certo piacerà all’elettorato meno abbiente delle periferie e della Russia profonda. “Propongo per i cittadini con conti o investimenti in titoli oltre un milione di rubli (11.700 euro al cambio attuale) una tassa sugli interessi nell’ordine del 13%”, ha detto il leader del Cremlino, “per chi porta fuori i suoi guadagni sotto forma di dividendi da conti all’estero, bisogna prevedere una tassa su questi dividendi del 15%”. Una novità, ha aggiunto, che “naturalmente richiederà correzioni ai nostri accordi per evitare la doppia tassazione con alcuni Paesi”. In caso non si trovi nuova intesa, la Russia “uscirà da questi accordi e procederà in modo unilaterale”. Si comincerà da quei Paesi “attraverso i quali passano considerevoli risorse di origine russa, una questione molto sensibile per noi”, ha sottolineato Putin.

“Propongo per i cittadini con conti o investimenti in titoli oltre un milione di rubli (11.700 euro al cambio attuale) una tassa sugli interessi nell’ordine del 13%”, ha detto il leader del Cremlino, “per chi porta fuori i suoi guadagni sotto forma di dividendi da conti all’estero, bisogna prevedere una tassa su questi dividendi del 15%”. Una novità, ha aggiunto, che “naturalmente richiederà correzioni ai nostri accordi per evitare la doppia tassazione con alcuni Paesi”. In caso non si trovi nuova intesa, la Russia “uscirà da questi accordi e procederà in modo unilaterale”. Si comincerà da quei Paesi “attraverso i quali passano considerevoli risorse di origine russa, una questione molto sensibile per noi”, ha sottolineato Putin. askanews

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