Cronaca

Coronavirus, torna a salire il numero dei morti.

Sono 10.386 i nuovi positivi al Covid-19 in Italia nelle ultime 24 ore, individuati grazie a 274.019 tamponi (circa 95mila in più di ieri): il rapporto tamponi-positivi si fissa quindi al 3,8%. I morti in totale arrivano a 94.171, con un incremento di 336 vittime rispetto ai dati di ieri. Il giorno precedente erano stati 7.351 i casi nuovi e 258 le vittime.

E’ quanto emerge dall’odierno bollettino del ministero della Salute-Iss. La Lombardia è la regione con più nuovi casi: 1.696, seguita dalla Campania con 1.135. I ricoveri in terapia intensiva, su scala nazionale, crescono di 154 unità (30 in Lombardia e 24 in Puglia i dati regionali più alti), per un totale di 2.074 posti di terapia intensiva occupati in tutto il Paese e un saldo giornaliero di 15 unità in meno tra ingressi e uscite. I dimessi-guariti sono a oggi in totale oltre 2milioni e 251mila. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono ora 18.463, con un calo di 52 unità.

 

LE VACCINAZIONI

Oltre a spike emergono altre mutazioni

“Le nuove varianti, dalla cosiddetta variante UK alla variante brasiliana, che presentano diverse mutazioni nella proteina spike (S), non dovrebbero in teoria causare problemi ai test antigenici, in quanto questi rilevano la proteina N. E` da tenere però presente che anche per la proteina N stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio”. Lo scrivono i direttori generali del Ministero della Salute Giovanni Rezza (Prevenzione Sanitaria) e Achille Iachino (Dispositivi medici e del servizio farmaceutico) in una circolare per l'”Aggiornamento sull`uso dei test antigenici e molecolari per la rilevazione di SARS-CoV-2″. Nelle ultime settimane, ricordano, “si è osservata un`evoluzione dei test, nonché un cambiamento nella situazione epidemiologica dovuta alla circolazione di nuove varianti virali, che non possono non essere prese in considerazione”.

“Data la sensibilità analitica non ottimale di diversi test antigenici attualmente disponibili – si spiega ancora – è consigliabile confermare la negatività di test antigenici eseguiti su pazienti sintomatici o con link epidemiologico con casi confermati di COVID-19. Questa necessità è rafforzata dalla possibile circolazione di varianti virali con mutazioni a carico della proteina N, che è il principale antigene target utilizzato in questo tipo di test”. La circolare “ribadisce comunque che, in caso di mancata pronta disponibilità di test molecolari, o in condizioni d`urgenza determinate dalla necessità di prendere decisioni di sanità pubblica in tempi rapidi, si può ricorrere per la conferma a test antigenici, quali appunto i test antigenici non rapidi (di laboratorio), i test antigenici rapidi con lettura in fluorescenza e quelli basati su microfluidica con lettura in fluorescenza, che rispondano alle caratteristiche di sensibilità e specificità minime”. “È comunque fondamentale seguire con attenzione il progredire delle conoscenze e delle evidenze scientifiche disponibili per adattare nel prossimo futuro le modalità di utilizzo dei test antigenici per la rilevazione di SARS-CoV-2 nei campioni clinici”, concludono i dg.

Variante inglese, cos’è e quali sono i sintomi

La variante inglese del coronavirus spaventa in Italia, con il rischio di un aumento dei contagi. La variante inglese di Sars-CoV-2 – identificata con le sigle 20B/501YD1 oppure B.1.1.7- secondo gli esperti è sia “più contagiosa che letale”. “Al momento – ricorda l’Istituto superiore di Sanità – sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate e che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta. In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina ‘Spike’, che è quella con cui il virus ‘si attacca’ alla cellula”. Oltre a quella inglese, ci sono anche la brasiliana e la sudafricana.

“La ‘variante inglese’ è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata”, ed è stata “ipotizzata anche una maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini”. Fino a questo momento, spiega ancora l’Iss, non sembra “causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età. La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. In termini di trasmissibilità la variante ‘inglese’ manifesta un aumento per tutte le fasce di età, compresi i bambini”.

La comparsa di varianti del patogeno responsabile della pandemia di Covid-19 non è inattesa. “I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus – spiega infatti l’Iss – evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia”. “Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo – precisa l’Istituto – qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia, o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione”.

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