Oggi aumentano sia i ricoveri che le terapie intensive. Ma anche i nuovi contagiati e i decessi. È quanto emerge dall’odierno bollettino del ministero della Salute sull’emergenza coronavirus. In cifre, sono 6.032, in aumento (ieri erano 4.197), i nuovi contagiati registrati nelle ultime 24 ore: 68 i decessi (+6), 4.613 i guariti. E a fronte di 645.689 tamponi (ieri erano 249.115), il tasso di positività è sceso allo 0,9% (-0,8%). Sono 3.436 le persone ricoverate negli ospedali italiani (ieri 3.362, +74) mentre in terapia intensiva si trovano 421 pazienti (ieri 415, +6). Oggi, 9 novembre, gli ingressi in terapia intensiva sono 52, ieri 35, il giorno prima 26. In isolamento domiciliare si trovano 96.348 persone (ieri 94.998); nell’ultima giornata i dimessi e i guariti sono 4.613 (ieri 2.727).
“Rispetto all’Europa siamo messi molto bene insieme a Spagna e Portogallo, e non a caso questi tre Paesi sono quelli con il tasso di copertura vaccinale più elevato e la circolazione del virus più bassa- afferma, Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe -. Noi quest’anno abbiamo la circolazione del virus molto più bassa rispetto ad altri Paesi e a parità di date l`anno scorso eravamo nel pieno della seconda ondata, oggi in linea di massima continuiamo a gestire le nostre vite in maniera assolutamente normale”. “Ci sono delle situazioni di circolazione del virus a livello regionale molto diverse tra loro”, aggiunge Cartabellotta.
“In questo momento il nord-est è la parte d’Italia dove vediamo il virus circolare di più e soprattutto maggior impatto a livello ospedaliero, ma anche alcune regioni del Sud come la Calabria. Non è facilissimo oggi andare in zona gialla perché bisogna superare i 50 casi per 100mila abitanti settimanali e avere contemporaneamente oltre il 15% di posti di letto in area medica occupati e oltre il 10% in terapia intensiva. E` un`evenienza non facilissima – conclude Cartabellotta -. Che ci vada tutta l’Italia è ragionevolmente impossibile, che qualche regione ci possa andare nelle prossime settimane è possibile”.
In Italia, ha proseguito il presidente della Fondazione Gimbe, “il Servizio Sanitario Nazionale per i suoi principi di uguaglianza, universalità e solidarietà sociale deve curare tutti e deve provare a convincere le persone che non si sono vaccinate. Non è possibile immaginare un rifiuto delle cure a chi non si è vaccinato”.
A proposito delle strette sulle manifestazioni, ha aggiunto, “il caso Trieste credo sia una lezione di epidemiologia per tutto il mondo perché non portare la mascherina e soprattutto gridare, urlare in quel modo annulla il fatto di essere all’aperto. Quindi richiedere manifestazioni più ordinate con l’uso delle mascherine ed evitando gli assembramenti rappresenta una strategia di politica sanitaria che coincide con quella dell’ordine pubblico per evitare un incremento dei contagi”.