Corruzione e finanziamento illecito, Alemanno condannato a sei anni di carcere
L’ex sindaco di Roma: “Sono assolutamente innocente, attenderemo il deposito delle motivazioni” video
Sulla graticola dal 2 dicembre del 2014 quando nell’ambito di una perquisizione domiciliare gli venne notificato l’avviso di garanzia per concorso esterno nell’associazione di stampo mafiosa denominata ‘Mondo di Mezzo’ (mediaticamente piu’ conosciuta come ‘Mafia Capitale’), l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, incassa oggi una pesantissima condanna a 6 anni di reclusione (un anno in piu’ rispetto alla richiesta della procura) per corruzione e finanziamento illecito dai giudici della seconda sezione penale del tribunale.
Inoltre, Alemanno e’ stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e per due anni non potra’ contrattare con la pubblica amministrazione. Il tribunale ha anche disposto l’interdizione legale per tutta la durata della pena. L’ex sindaco inoltre e’ stato condannato a risarcire sia Ama che Roma Capitale in separata sede e a versare una provvisionale di 50 mila euro per entrambe le parti civili. Alla lettura della sentenza ha assistito il presidente del tribunale di Roma Francesco Monastero.[irp]
Con questa sentenza, cala il sipario (almeno in primo grado) sul procedimento stralcio del filone principale che chiama in causa, tra gli altri, l’ex militante dei Nar Massimo Carminati e il ‘ras’ delle cooperative Salvatore Buzzi, e che dopo aver riproposto, nel giudizio di appello, l’articolo 416 bis del codice penale e l’aggravante del metodo mafioso, e’ in attesa della pronuncia della Cassazione. Secondo i giudici, Buzzi e la “cricca” di Mafia Capitale avrebbero corrisposto alla Fondazione Nuova Italia presieduta da Alemanno 298.500 euro tra contributi ed erogazioni ritenute illecite quando l’ex An guidava il Campidoglio.
Alemanno, presente in aula alla lettura della sentenza, si è dichiarato “assolutamente innocente: attenderemo il deposito delle motivazioni per conoscere il ragionamento dei giudici e cercheremo di comprendere come sono state valutate le prove dichiarative, ma naturalmente presenteremo appello”, ha spiegato l’avvocato dell’ex sindaco, Pietro Pomanti. “C’è anche da capire come si concilia questa condanna con l’assoluzione di Alemanno nei principali filoni del processo, come quello per associazione mafiosa”. Insieme alla condanna per Alemanno sono scattate le sanzioni accessorie automatiche, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici. Nei sui confronti il Tribunale ha disposto anche la confisca di 298.500 euro.
LE TAPPE DEL PROCESSO
– 1 ottobre 2015: la procura di Roma chiude l’inchiesta sull’ex sindaco che avrebbe ricevuto diverse somme di denaro, attraverso la Fondazione ‘Nuova Italia’, da Buzzi che agiva in accordo con Carminati.
– 5 novembre 2015: la procura di Roma inoltra al gup la richiesta di rinvio a giudizio.
– 18 dicembre 2015: Alemanno viene rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito dal gup Nicola Di Grazia. Resta indagato a piede libero per associazione di stampo mafioso.
– 21 gennaio 2016: il tribunale dice no alla riunione del procedimento stralcio che riguarda il solo Alemanno con il dibattimento di ‘Mafia Capitale’, in fase gia’ avanzata, in corso nell’aula bunker di Rebibbia. A sollecitare la riunione della posizione di Alemanno con quella degli altri era stata la procura.
– 23 marzo 2016: comincia il processo ad Alemanno davanti ai giudici della seconda sezione penale. L’ex sindaco e’ in aula e assistera’ a tutte le udienze successive. “I tribunali esistono per dare giustizia e io ho intenzione di difendermi in questo processo perche’ voglio dimostrare la mia innocenza anche se molti hanno gia’ decretato la mia condanna”, e’ stato il suo commento.
– 16 settembre 2016: la procura chiede al gip di archiviare la posizione di Alemanno in relazione al reato di associazione di stampo mafioso nell’ambito dell’indagine su ‘Mafia Capitale’. Pronta la replica dell’ex sindaco: “Se anche la procura, con grande onesta’ intellettuale, chiede l’archiviazione dell’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, e’ la rimozione di un macigno che ha gravato per due anni sulla mia vita. Ora sono curioso di vedere se tutti i giornali e gli esponenti politici che per due anni hanno enfatizzato quest’accusa prenderanno atto di questa richiesta di archiviazione, dandole lo stesso risalto che e’ stato dato all’apertura dell’inchiesta”.
– 7 febbraio 2017: il gip Flavia Costantini accoglie le conclusioni dei pm e archivia la posizione di Alemanno, assieme a quella di un altro centinaio di indagati, dall’accusa piu’ grave di associazione di stampo mafioso. “Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – questa la motivazione del giudice – non risultano idonei a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti di Alemanno con particolare riguardo all’elemento soggettivo del reato (l’articolo 416 bis cp) in merito al ruolo di partecipe nel reato associativo”.
– 13 settembre 2017: riparte da zero, per una diversa composizione del collegio giudicante, il processo in tribunale ad Alemanno. – 8 febbraio 2019: il pm Luca Tescaroli chiede la condanna a 5 anni (4 anni e mezzo per corruzione piu’ altri 6 mesi per finanziamento illecito) ritenendolo “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale in ragione del suo ruolo apicale di sindaco, nel periodo 29 aprile 2008 – 12 giugno 2013” e anche perche’ successivamente, una volta diventato consigliere comunale di minoranza in seno al Pdl, e’ rimasto “il punto di riferimento” di Buzzi.
– 11 febbraio 2019: gli avvocati Pietro Pomanti e Franco Coppi chiedono l’assoluzione di Alemanno con la formula piu’ ampia possibile. Non c’e’ una sola carta – dicono -, una sola intercettazione di ‘Mafia Capitale’ da cui emerge che lui sia un corrotto o abbia preso soldi. – 25 febbraio 2019: ai giudici della seconda sezione penale del tribunale bastano poco piu’ di due ore di camera di consiglio per condannare Alemanno a sei anni di carcere. “Prosciolto dagli stessi pm in Mafia Capitale e oggi condannato. Non capisco. Ricorrero’ in appello perche’ io sono innocente”, la dichiarazione a caldo dell’imputato.