Cronaca

Corruzione, non tacere e restituire come fanno i buddisti

“Mi impegno ad osservare il precetto di astenermi dal prendere cio’ che non e’ dato”. Questo principio del Buddismo e’ citato dalla Santa Sede nel messaggio annuale per la festa del Vesakh/Hanamatsuri, che sara’ celebrata nella maggior parte dei Paesi il 29 maggio. “Crediamo che alla corruzione non si possa rispondere col silenzio, e che le idee che partono da buone intenzioni si dimostreranno inadeguate a meno che non vengano messe in pratica, e riteniamo che attuarle sia necessario per eliminare la corruzione. Noi buddisti e cristiani, radicati nei nostri rispettivi insegnamenti etici, dobbiamo collaborare per prevenire la corruzione sradicandone le cause soggiacenti e togliere la corruzione dalle radici, dove c’e'”, afferma il testo.

Secondo il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, “gli insegnamenti e la pratica buddisti non solo disapprovano la corruzione, ma cercano pure di trasformare l’aspetto malsano dello stato mentale, delle intenzioni, degli usi e delle azioni dei corrotti”. Il documento sottolinea dunque la consonanza tra queste indicazioni e quelle di Papa Francesco, la cui intenzione di preghiera per il mese di febbraio, ricorda il messaggio vaticano ai buddisti, era: “Diciamo ‘no’ alla corruzione”. Nel denunciare “il peccato della corruzione”, sottolinea il documento, “il Papa riconosce che essa si riscontra in tutto il mondo tra politici, uomini d’affari e ministri ecclesiastici”.

“Chi vuole diventare grande tra voi, sara’ vostro servitore”

“Alla fine chi paga il prezzo della corruzione sono i poveri”, osserva il documento stavolta citando il Papa e le parole di Gesu’ ai suoi discepoli “Chi vuole diventare grande tra voi, sara’ vostro servitore”, per sottolineare che “l’unica strada per uscire dalla corruzione e’ il servizio”. Infatti, continua il testo firmato da Tauran, “la corruzione viene dall’orgoglio, dall’arroganza, mentre il servizio umilia e consiste proprio nell’umile carita’ di aiutare gli altri”. “Il nostro comune impegno nel combattere la corruzione – sottolinea ancora il messaggio vaticano indirizzato ai buddisti – deve includere la cooperazione con i mezzi di comunicazione e con la societa’ civile per prevenirla e denunciarla; creare una consapevolezza pubblica della corruzione; rendere responsabili delle loro azioni gli impiegati pubblici che fanno man bassa dei beni nazionali senza considerare le loro affiliazioni etniche, religiose, politiche o di classe; insegnare e ispirare tutti, ma specialmente i politici e il personale delle pubbliche amministrazioni, ad agire con la massima integrita’ fiscale; esigere i dovuti processi legali per recuperare i beni rubati a causa della corruzione ed assicurare alla giustizia i responsabili di tali delitti; incoraggiare piu’ donne a partecipare alla politica; negare il conferimento dei pubblici uffici a quelli che sono coinvolti in attivita’ illegali; e introdurre istituzioni trasparenti e inclusive basate sulla legittimita’ per il buon governo, la responsabilita’ e l’integrita’”.[irp]

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