Corruzione: riesame, fatto grave.Marra e Scarpellini pregiudicati

26 gennaio 2017

“Sergio Scarpellini, in piu’ occasioni, ha riconosciuto a Raffaele Marra importanti benefici economici, che non sono ragionevolmente spiegabili se non come prezzo per piegare ai propri interessi imprenditoriali la funzione pubblica svolta dall’alto dirigente”. La vicenda che ha portato all’arresto di entrambi il 16 dicembre scorso per concorso in corruzione “e’ di rilevante gravita’” e mette in luce “la spregiudicatezza dei protagonisti, in particolare di Marra, che non ha esitato a mettere a frutto, da anni, la propria posizione pubblica per ottenere vantaggi economici da un imprenditore, come Scarpellini, con significativi interessi in sede locale”. Lo scrive il Tribunale del riesame nella motivazione dell’ordinanza con cui ha confermato il carcere per l’ex braccio destro del sindaco Raggi.

Il primo beneficio economico, non oggetto di contestazione, di cui parla il riesame, risale al 2010 ed e’ legato all’acquisto dall’immobiliarista di un appartamento in zona Eur scontato di 500mila euro. Il secondo beneficio e’ datato 2013, quando Marra acquista un immobile in via dei Prati Fiscali, poi intestato alla moglie, potendo contare anche sul pagamento di 367mila euro provenienti dai conti correnti di Scarpellini. Sull’origine di questa somma (vero prestito o solo ‘una messa a disposizione’ senza alcuna pattuizione sul ‘se’ e sul ‘quando’ del rimborso) Marra non ha saputo fornire chiare giustificazioni, cadendo, a parere dei giudici, “in vistose e ripetute contraddizioni”. Per il riesame, pero’, “non e’ minimamente verosimile che Scarpellini possa essersi risolto a prestare 367mila euro non ad un vecchio amico o ad un soggetto di sperimentata fiducia con cui manteneva un rapporto superficiale e men che meno occasionale e lo abbia fatto senza pattuire interessi, senza fissare in un atto scritto le condizioni del rimborso, senza acquisire la benche’ minima garanzia, ma semplicemente ‘sulla parola’. Ma anche ipotizzando la rispondenza a verita’ della tesi del prestito, Marra avrebbe comunque ricevuto da Scarpellini una evidente utilita’ economica, consistente nella possibilita’ di disporre ‘pronto cassa’ di un capitale che gli ordinari canali bancari non erano disposti ad erogargli (perche’ la moglie non lavorava piu’ e Marra stesso era gia’ gravato per la casa all’Eur da un mutuo di 580mila euro), di non pagare interessi, di non avere alcun termine di restituzione, di non dovere fornire alcuna garanzia. Un’utilita’, quindi, oggettivamebte significativa, avuto riguardo all’ingente somma soggetto dell’erogazione”.

Dunque, quando nel 2013 si e’ rivolto a Scarpellini, Marra lo ha fatto per ottenere “una sorta di regalia o comunque un’elargizione senza pattuizione di rimborso, in nessun modo ‘azionabile’ dal creditore”. Per il collegio del riesame, “i motivi per cui Marra ha chiesto e Scarpellini ha erogato l’importante somma risiedono nel mercimonio della funzione che il dirigente pubblico ha accettato di fare in cambio del denaro”. E quando Marra ricorda al telefono alla segretaria di Scarpellini di essere “a disposizione” del costruttore, per il riesame non ci troviamo di fronte a “un intercalare di cortesia”, ma si intende proprio “la messa a disposizione della funzione, in una ottica di scambio vicendevole di favori tra l’imprenditore e il dirigente pubblico”. Insomma, spiega il riesame, recependo le argomentazioni del gip Maria Paola Tomaselli, “le consistenti regalie fatte negli anni 2010 e nel 2013 da Scarpellini in favore di Marra trovano ragionevole spiegazione esclusivamente in una logica corruttiva, stante le funzioni pubbliche svolte all’epoca da Marra in settori connessi agli interessi imprenditoriali di Scarpellini”. Versione confermata di fatto dallo stesso immobiliarista quando durante l’interrogatorio di garanzia ha ammesso di aver dato soldi a Marra non certo per simpatia ma “perche’ lui era una personalita’… se Marra occupa un posto di potere ti potrebbe fare male… era uno che se non ti aiuta ti puo’ far male… ti blocca una pratica… io l’ho aiutato perche’ stava in quella posizione.. all’usciere non lo avrei fatto”. Per il riesame, poi, non corrisponde al vero quanto sostenuto dalla difesa e cioe’ che Marra, all’epoca dell’acquisto dei due immobili, non ricopriva ruoli che avrebbero potuto in concreto incidere sugli interessi del Gruppo Scarpellini, laddove viene ricordato al contrario che Marra negli anni ha ricoperto ruoli apicali nelle amministrazioni pubbliche locali tanto alla Regione Lazio quanto nel Comune di Roma. C’e’ poi l’attualita’ del pericolo di recidiva provato “dalla recentissima professione di disponibilita’ resa da Marra a Scarpellini, dalla sua ferma determinazione a conservare il ruolo di potere, dal fatto che nonostante la campagna di stampa registrata in suo sfavore, non sia stato affatto esautorato, bensi’ nominato al vertice del Dipartimento organizzazione e risorse umane, ruolo che gli assegna un rilevante potere all’interno della ‘macchina’ amministrativa e segnatamente sul personale”

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