Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, complessivamente lo stock dei finanziamenti al settore privato è rimasto stabile: da marzo 2015 a marzo 2016, il totale dei prestiti è calato di 1,1 miliardi di euro passando da 1.408,7 miliardi a 1.407,5 miliardi (-0,08%). Un risultato legato all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenuti da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, comparto salito di 21,7 miliardi in un anno da 60,4 miliardi a 82,2 miliardi (+35,96%): si tratta dei prestiti erogati per una finalità specifica, in particolare per l’acquisto di automobili, elettrodomestici, televisori, tablet, smartphone, computer, arredamento per la casa e viaggi. Lieve crescita anche per i mutui di 2,9 miliardi da 358,6 miliardi a 361,6 miliardi (+0,83%), mentre si registra un calo di 4,4 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,8 miliardi a 175,3 miliardi (-3,38%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 20,2 miliardi da 598,9 miliardi a 619,1 miliardi (+3,38%). Resta in generale negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 21,4 miliardi da 809,7 miliardi a 788,3 miliardi (-2,64%). Le aziende nell’ultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 21,7 miliardi (-7,25%) da 300,02 miliardi a 278,2 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 15,7 miliardi (-4,19%) da 376,6 miliardi a 360,8 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 16,1 miliardi (+12,10%) da 133,1 miliardi a 149,2 miliardi.
Parallelamente c’è la questione delle rate dei finanziamenti non rimborsati: in totale le sofferenze sono passate dai 189,5 miliardi di marzo 2015 ai 196,9 miliardi di marzo 2016 (+3,92%) in aumento di 7,4 miliardi; a gennaio scorso le sofferenze ammontavano a 202,05 miliardi. Nel dettaglio, la quota di crediti deteriorati che fa capo alle imprese è salita da 134,9 miliardi a 139,5 (+3,38%) in aumento di 4,5 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 35,1 miliardi a 37,3 miliardi (+6,39%) in salita di 2,2 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 437 milioni da 15,4 miliardi a 15,8 miliardi (+2,83%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 4,1 a 4,2 miliardi (+4,62%) con 186 milioni in più. Le sofferenze nette sono passate da 80,9 miliardi di marzo 2015 a 83,6 miliardi di marzo 2016 in aumento di 2,7 miliardi (+3,37%). A marzo 2015 le sofferenze corrispondevano al 13,45% dei prestiti bancari (1.408,7 miliardi), percentuale salita al 13,99% a marzo scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.407,5 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di cinque anni, da dicembre 2010 a marzo 2016, sono salite da 77,8 miliardi a 196,9 miliardi in salita di quasi 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.