‘Corsi d’oro’, 11 anni di cercere a deputato ex Pd Genovese. Condannati anche cognato e le mogli
MESSINA La difesa: “Sentenza inaspettata, faremo ricorso”. Tra i reati contestati, peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio tutti i nomi
I giudici della Prima sezione penale del Tribunale di Messina hanno condannato a 11 anni il parlamentare nazionale Francantonio Genovese, imputato nel processo “Corsi d’oro 2”, con l’accusa di essere il perno del sistema di gestione della ingente mole di risorse regionali per la formazione professionale. Al momento della lettura della sentenza era assente il parlamentare ex Pd oggi in Forza Italia. Due anni e mezzo, invece, al cognato del parlamentare Francesco Rinaldi, che ha seguito lo stesso tragitto politico, presidente del collegio dei deputati questori dell’Assemblea regionale siciliana. La decisione dopo circa dieci ore di camera di consiglio, iniziata intorno alle 10.15. I reati contestati dalla Procura sono associazione allo scopo di commettere una serie di reati di peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, attraverso l’attivita’ degli enti di formazione e delle societa’ che erogavano servizi agli enti essendo da loro gestite e controllate. “Leggeremo le motivazioni della sentenza. Per fortuna i processi si svolgono in tre gradi… E quindi non finisce qua. Una sentenza del genere per qualche capo imputazione non me l’aspettavo. Posso dire che le condotte contestate come peculato sono state riqualificate in truffa aggravata”, ha detto l’avvocato Nino Favazzo, legale del parlamentare Genovese.
ATTREZZATURE E AFFITTI Le attivita’ illecite, secondo i Pm, sarebbero state compiute sempre in conflitto di interesse rispetto alla destinazione del denaro pubblico gestito dagli indagati, orientandole sia al profitto personale sia a finalita’ di propaganda politico-elettorale, ed attingendo ai fondi erogati dalla Regione siciliana per la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento per garantirne l’accreditamento degli enti, il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei saldi. Al vaglio degli investigatori anche il noleggio di attrezzature ed i canoni di affitto. E’ di qualche giorno fa la decisione della Commissione tributaria siciliana in base alla quale dovra’ restituire 16 milioni che si ritiene siano stati sottratti al fisco e depositati in Svizzera.
L’ARRESTO L’arresto di Genovese era stato ordinato dal gip di Messina nel marzo del 2014 e il 15 maggio successivo la Camera autorizzò la richiesta di arresto nei suoi confronti. Dopo una settimana in carcere, Genovese va ai domiciliari. Il parlamentare torna in carcere il 15 gennaio 2015, dopo la decisione definitiva della Cassazione. Il 31 luglio viene scarcerato e gli vengono concessi di nuovo i domiciliari. Torna libero il 26 novembre 2015 per la scadenza del termine massimo di custodia cautelare in carcere; attualmente ha l’obbligo di dimora a Messina. Genovese è figlio di un senatore e nipote del più volte ministro della Democrazia cristiana Nino Gullotti, ed è stato uno dei politici più votati nel Pd in Sicilia, con quasi 20 mila preferenze. Nella requisitoria il pm Sebastiano Ardita aveva sottolineato la “gravità dei reati, sia per le responsabilità pubbliche di chi li commette, sia perché sottraggono importate risorse in un settore strategico e vitale come la formazione professionale, con tanti giovani in cerca di lavoro”, creando “effetti sociali e danni” che sono “immaginabili in una Sicilia martoriata dal disagio, dalla disoccupazione e dalla alternative illecite al lavoro negato”.
TUTTI I CONDANNATI La presidente Silvana Grasso e i giudici a latere Massimiliano Micali e Maria Pina Scolaro hanno dunque accolto la richiesta dei pubblici ministeri Sebastiano Ardita, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, per l’imputato ‘eccellente’; per Rinaldi, invece, la richiesta era stata di 5 anni e 6 mesi. Francantonio Genovese dovra’ pure pagare una multa di 20.000 euro; disposte la confisca dei beni in precedenza sequestrati e l’interdizione – anche per Rinaldi – dai pubblici uffici. Il Tribunale di Messina ha inoltre condannato le mogli dei deputati: le sorelle Chiara ed Elena Schiro’, rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 6 anni e mezzo; Salvatore Lamacchia a due anni, Roberto Giunta 5 anni e sei mesi, Domenico Fazio 1 anno e tre mesi, Elio Sauta sei anni e sei mesi, Giovanna Schiro’ 2 anni e tre mesi, Stefano Galletti 3 anni e sei mesi, Giuseppina Pozzi 2 anni, Liliana Imbesi 1 anno e 4 mesi, Concetta Cannavo’ 2 anni, Natale Lo Presti 3 anni, Graziella Feliciotto 4 anni e sei mesi, Carmelo Capone e Natale Capone tre anni, Orazio De Gregorio 2 anni e sei mesi, Antonino Di Lorenzo 1 anno e 4 mesi Carmelo Favazzo 3 anni e tre mesi. Assolti Paola Piraino, Francesco Buda e Salvatore Natoli. “Questo processo e’ stato possibile – ha detto il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – grazie a un procuratore come Guido Lo Forte e che ha dato l’esempio di come si affronta il lavoro senza mai temere le conseguenze”.