“Corsi d’oro”, pm chiede giudizio per Genovese, Rinaldi e altre 21 persone

di Alessandra Serio

Saranno processati, come chiesto dalla Procura, gli onorevoli Francantonio Genovese (foto) e Franco Rinaldi. I due deputati, al Parlamento ed all’Ars, sono stati rinviati a giudizio dal Gup Monica Marino alla fine dell’udienza preliminare dell’inchiesta Corsi d’Oro bis sui fondi destinati agli enti di formazione professionale Aram, Ancol e Lumen. La decisione è arrivata intorno alle 18 di sabato pomeriggio, alla fine di una lunga udienza cominciata al mattino con l’arringa dell’avvocato Nino Favazzo, difensore della famiglia Genovese, ed un altrettanto lunga camera di consiglio.

Il dettaglio: Rinviati a giudizio, insieme a Genovese e Rinaldi, Salvatore Lamacchia, Roberto Giunta, Domenico Fazio, Elio Sauta, Elena, Giovanna e Chiara Schirò, Stefano Galletti, Giuseppina Pozzi, Liliana Imbesi, Concetta Cannavò, Natale Lo Presti, Graziella Feliciotto, Carmelo e Natale Capone, Orazio De Gregorio, Paola Piraino, Francesco Buda, Salvatore Natoli, Antonino Di Lorenzo, Carmelo Favazzo. Il processo comincerà il prossimo 25 febbraio e ad occuparsene saranno i giudici della I sezione Penale Collegiale. A giudizio anche le srl e onlus Sicilia Service, Napi Service, Caleservice, Centro Servizi 2000, Lumen onlus, Enfap, Ancol, El.Fi. Immobiliare.

Prosciolta totalmente Roberta Saglimbeni, per la quale la vicenda giudiziaria si chiude qua. Il Giudice Marino ha poi disposto il proscioglimento, con motivazioni diverse, per i Genovese, Elio Sauta, Natoli e Lo Presti, ma limitatamente a sette accuse contestate. Ha retto al vaglio preliminare, invece, l’accusa di associazione a delinquere, contestata dal pool di magistrati guidata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Liliana Todaro, Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco.

“Non sono ovviamente del tutto soddisfatto per la decisione del Gup – commenta l’avvocato Bonni Candido – ma non posso non accogliere con favore il proscioglimento del mio assistito Natale Lo Presti dal reato di truffa aggravata, asseritamente perpetrato attraverso il noleggio all’Aram di un furgone di 750 euro mensili. Questo fatto ebbe enorme clamore mediatico all’avvio dell’inchiesta, e fu preso ad esempio degli illeciti contestati all’Ufficio di Procura. Oggi il proscioglimento perché il fatto non sussiste è certamente registrato positivamente dalla difesa, che non dovrà più occuparsi della questione”.

“Si tratta di una decisione che non convince – afferma l’avvocato Nino Favazzo – non tanto nella parte in cui ha disposto il rinvio a giudizio, tra gli altri, anche degli imputati da me assistiti, quanto piuttosto perché non scioglie il nodo in ordine a due punti centrali della contestazione mossa anche all’onorevole Genovese. Il riferimento è alle ipotesi di peculato che continuano a reggere nonostante le decisioni incidentali della Suprema Corte, che ne hanno sancito la insussistenza, ed alle contestazioni di riciclaggio, che non costituirebbero reato neanche se, all’epoca della loro commissione, fosse stato già introdotto il nuovo delitto di autoriciclaggio. Per il resto la celebrazione del processo era un fatto scontato e previsto”.

Insomma, anche in questo caso, come già visto nel corso del primo processo, si annuncia un animato scontro dialettico tra accusa e difesa, che toccherà al presidente del collegio comporre. Parti civili saranno la Regione, con l’Avvocatura dlelo Stato rappresentata dall’avvocato Gangemi, alcuni lavoratori dell’Enfap, due onlus palermitane.

Hanno difeso inoltre gli avvocati Salvatore Versaci, Salvatore Giannone, Tommaso Autru, Alberto Gullino, Elena Montalbano, Nino Mormino, Marcello Scurria, Alessandro Billè, Andrea Sofia, Carmelo Scillia, Anna Retto, Antonio Amata.

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