Corte dei Conti, bonus Irpef “surrogato”
“Per me è un incoraggiamento” aveva detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan commentato il richiamo dell’Unione Europea al governo. Volendo utilizzare lo stesso metro di giudizio oggi è arrivato un altro “incoraggiamento”. Ma stavolta dalla Corte dei Conti che, nel suo Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica, dice la sua anzitutto su una delle misure simbolo varate dall’esecutivo in questi mesi: il bonus Irpef di 80 euro. Per i magistrati contabili “politiche redistributive basate sulle detrazioni di imposta così come scelte selettive rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti ‘surrogati’ (prelievi di solidarietà, bonus, tagli retributivi) sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta. Tutte scelte che allontanano e rendono più difficile l’attuazione di un disegno equo e strutturale di riduzione e redistribuzione dell’onere tributario”.
Insomma, non è con i bonus che si può sperare di abbassare la pressione fiscale. Che nel 2013 si conferma essere a livello record. Secondo la Corte dei Conti, infatti, a fine anno la pressione fiscale era pari al 43,8% del Pil, quasi tre punti oltre il livello del 2000 e quasi quattro rispetto al valore medio degli altri 26 Paesi Ue. Non solo, sempre nel 2013, il sommerso in Italia rappresentava il 21,1% del Pil. Mentre l’evasione stimata per Iva e Irap, nel solo 2011, è di oltre 50 miliardi. Un quadro tutt’altro che incoraggiante cui il presidente della Corte, Raffaele Squitieri, aggiunge la propria valutazione: “I sacrifici non possono essere protratti troppo in assenza di crescita economica. Il rapporto sottolinea che rigore e disciplina segnano la politica di bilancio da almeno quattro anni; e non solo per la via dell’inasprimento del carico fiscale. In questi anni infatti la spesa pubblica si è ridotta in valore assoluto anche se con forte sacrificio degli investimenti pubblici: uno sforzo eccezionale che non può realisticamente essere protratto troppo oltre in assenza di crescita economica. O almeno non oltre quanto già programmato nel Def. In ogni caso preoccupa la tenenza del debito pubblico. La condotta di finanza pubblica richiede, dunque, ancora molta accortezza e grande disciplina”. (Il Tempo)