Via libera della Corte dei Conti alla relazione sugli effetti prodotti dall’azione di controllo fiscale in termini di stabilizzazione della maggiore tax compliance. I risultati dell’analisi svolta, sottolinea la magistratura contabile, inducono a prospettare l’esigenza di una diversa strategia di contrasto dell’evasione, basata in primo luogo sull’impiego della tecnologia, sia ai fini della naturale emersione delle basi imponibili, attraverso l’introduzione della fatturazione elettronica nei rapporti tra soggetti Iva e la diffusione degli obblighi di pagamento tracciato e di comunicazione telematica dei corrispettivi, sia in chiave persuasiva e conoscitiva, onde assicurare al contribuente la tempestiva e preventiva conoscenza dei dati fiscalmente significativi (fatture di acquisto e di vendita, pagamenti ed incassi, dati strutturali, consumi privati, ecc.). L’auspicata evoluzione del sistema implica un diverso ruolo dell’amministrazione fiscale, non piu’ solo orientata ad un’azione repressiva e reattiva, ma anche fortemente impegnata a indurre comportamenti coerenti nella fase dell’adempimento. Completano il quadro delineato riflessioni sull’esigenza di rivedere alcuni meccanismi dell’Iva, tributo che per le sue caratteristiche si presta in molti casi ad amplificare i vantaggi dell’evasione, di assicurare un adeguato bilanciamento del rapporto tra frequenza dei controlli e entita’ del rischio sopportato e sulla necessita’ di riequilibrare il sistema di riscossione.
Dopo aver ricordato quali siano le dimensioni dell’evasione fiscale in Italia, la relazione, sottolinea la magistratura contabile, richiama le principali misure di contrasto dell’evasione adottate e sottolinea le contraddizioni della strategia fino ad oggi utilizzata e la sostanziale assenza di deterrenza del sistema di contrasto. L’affievolimento del sistema sanzionatorio e il mancato potenziamento operativo dell’apparato di controllo dall’altra hanno vanificato la razionalita’ teorica di un sistema fiscale basato sull’adempimento spontaneo, quale e’ quello che riguarda i circa cinque milioni di contribuenti che operano nel settore delle attivita’ indipendenti e che sono, pertanto, in grado di autodeterminare almeno in parte il loro grado di lealta’ fiscale. La relazione da conto delle richieste formulate all’amministrazione e dei dati conoscitivi da essa forniti, dai quali emerge la limitata influenza che l’attivita’ di controllo esercita sui comportamenti successivi dei contribuenti esaminati. Nella direzione indicata nella relazione sembrano andare alcune delle misure previste dal disegno di legge di stabilita’ 2015 attualmente all’esame del Parlamento e, in particolare, quelle volte a favorire l’adempimento volontario, attraverso la messa a disposizione delle informazioni fiscalmente significative prima dell’adempimento, e quelle finalizzate ad estendere i casi di “reverse charge”, allo scopo di spostare l’obbligo fiscale Iva sui soggetti maggiormente affidabili.