La Corte internazionale di giustizia (Cgi) ha rigettato la richiesta di Israele di respingere il caso presentato dal Sudafrica per presunte violazioni della Convenzione sul genocidio nel conflitto in corso della Stricia di Gaza, chiedendo a Israele di adottare “tutte le misure in suo potere per impedire che siano commessi atti” di genocidio, senza però ordinare un cessate il fuoco e lanciando poi un appello per la liberazione degli ostaggi tenuti a Gaza.
Nell’udienza tenuta oggi all’Aia – a cui era presente il ministro degli Esteri del Sudafrica, Naledi Pandor – il presidente della Corte, Joan Donoghue, ha annunciato che il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite ha giurisdizione “per esaminare il caso” ritenuto “infondato” dalle autorità israeliane, spiegando “di non poter accogliere la richiesta di Israele di cancellare la causa” a fronte di “elementi sufficienti che indicano l’esistenza di una controversia tra le parti relativa a interpretazione, applicazione o rispetto della Convenzione sul genocidio”. Quindi, “in attesa di una decisione sul merito”, la Corte ha detto di aver accolto la richiesta del Sudafrica di riconoscere “il diritto dei palestinesi di Gaza di essere protetti da atti di genocidio” e di sollecitare “il rispetto da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione”, a fronte delle operazioni militari in corso nell’enclave palestinese dal 7 ottobre scorso.
Queste hanno “causato un gran numero di morti e feriti, oltre che una massiccia distruzione di case, lo sfollamento forzato della grande maggioranza della popolazione e danni su vasta scala alle infrastrutture civili”. Dopo aver citato diverse dichiarazioni di funzionari Onu sulle condizioni di vita nella Striscia di Gaza, la Corte ha sottolineato di “ritenere che la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza corre il serio rischio di deteriorarsi ulteriormente prima che la Corte emetta la sua sentenza definitiva”, per cui i giudici hanno deciso di adottare misure provvisorie, che “non è necessario che siano identiche a quelle chieste” dal Sudafrica. Pretoria aveva chiesto, tra le altre cose, anche una sospensione immediata di tutte le operazioni militari israeliane nell’enclave palestinese.
A larga maggioranza, i 17 giudici della Corte hanno stabilito che “Israele deve adottare tutte le misure in suo potere per prevenire qualsiasi atto che rientri in quanto previsto dall’articolo II della Convenzione”, ossia uccidere membri di un gruppo, causare danni fisici e mentali a un gruppo, infliggere in modo deliberato condizioni di vita progettate per provocare la distruzione totale o in parte di un gruppo, imporre misure per impedire le nascite. “La Corte è inoltre del parere che Israele debba adottare tutte le misure in suo potere per prevenire e punire l`incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio nei confronti dei membri della gruppo palestinese nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto la corte, chiedendo anche di “adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi essenziali e dell`assistenza umanitaria urgentemente necessari per rispondere alle difficili condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza”.
“Israele deve inoltre adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la tutela delle prove relative alle accuse di atti che rientrano nell’ambito di applicazione dell’articolo II e dell’articolo III della Convenzione sul genocidio contro i membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza”, ha proseguito la Corte, ordinando infine a Israele di “presentare entro un mese una relazione su tutte le misure adottate per dare esecuzione alla presente ordinanza”. Concludendo l’udienza, la Corte ha tenuto a “sottolineare che tutte le parti in conflitto nella Striscia di Gaza sono vincolate dal diritto umanitario”, lanciando quindi un appello per “il rilascio immediato e senza condizioni” degli ostaggi in mano ad Hamas e ad altri gruppi palestinesi nella Striscia di Gaza.
Il commento di Netanyahu
“Come ogni paese, Israele ha diritto di difendersi. L’orribile tentativo di negare a Israele questo diritto fondamentale è stato giustamente respinto”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha subito colto quanto a favore della sua politica c’è nella sentenza del Tribunale Internazionale dell’Onu all’Aia, che rispondendo al caso presentato dal Sudafrica che accusa Israele di genocidio a Gaza, ha sentenziato che lo Stato ebraico deve consentire l’accesso agli aiuti umanitari e deve fare tutto il possibile per evitare “l’incitamento pubblico al genocidio” ma non ha ordinato un cessate il fuoco nella Striscia.
“L’impegno di Israele verso il diritto internazionale è incrollabile. Altrettanto incrollabile è il nostro sacro impegno a continuare a difendere il nostro paese e difendere il nostro popolo” ha detto Netanyahu in un video diffuso dall’ufficio stampa del governo. “Come ogni paese, Israele ha diritto di difendersi. L’orribile tentativo di negare a Israele questo diritto fondamentale è stato giustamente respinto. L’accusa di genocidio rivolta a Israele non è solo falsa, è scandalosa, e le persone perbene dovunque siano dovrebbero respingerla”.