Gli Stati Uniti metteranno fine al Trattato di amicizia siglato con l’Iran nel 1955. Lo ha detto il capo della diplomazia americana, Mike Pompeo, sottolineando che la decisione della Corte di giustizia internazionale contro le sanzioni statunitensi si trasformeranno in una “sconfitta” per Teheran. Tuttavia, Pompeo, ha evidenziato che gli Usa continueranno a fornire assistenza umanitaria all’Iran.
“Annuncio che gli Stati Uniti stanno ponendo fine al Trattato di Amicizia del 1955 con l’Iran: è una decisione, francamente, in ritardo di 39 anni”, ha detto il segretario di Stato ai giornalisti, riferendosi alla data della Rivoluzione islamica del 1979.Secondo il segretario di Stato, Washington stava già prendendo provvedimenti per non incidere sulle necessità umanitarie degli iraniani e la Corte con la sua decisione “ha giustamente respinto tutte le affermazioni infondate dell’Iran” per sospendere più in generale le sanzioni statunitensi.
Dunque, l’Iran si aggiudica il primo ‘round’ contro gli Stati Uniti davanti alla Corte internazionale di giustizia all’Aja (Icj): il principale organo giurisdizionale dell’Onu ha ordinato a Washington di sospendere le sanzioni su medicine, prodotti alimentari ed agricoli, cosi’ come sui pezzi di ricambio essenziali per la sicurezza dell’aviazione civile. A luglio Teheran si era appellata al tribunale dell’Aja contro la ripresa delle misure punitive da parte dell’Amministrazione Trump, dopo l’uscita unilaterale di Washington dall’accordo internazionale sul nucleare, lo scorso maggio. I giudici hanno riconosciuto all’unanimita’ che le sanzioni americane su alcuni tipi di forniture ‘umanitarie’ violano il Trattato di amicizia firmato da Usa e Iran nel 1955, prima della Rivoluzione islamica del 1979.
Misure contro beni necessari per ragioni “umanitarie possono avere un serio impatto dannoso sulla salute e la vita” degli iraniani, ha spiegato la Corte nella sentenza pubblicata sul suo sito, precisando che le sanzioni possono anche “mettere a repentaglio la sicurezza dell’aviazione civile in Iran e le vite dei passeggeri”. La sentenza e’ “un chiaro segnale” che l’Iran e’ “nel giusto”, ha commentato il ministero degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, “una volta di piu’ viene dimostrato che il governo americano e’ giorno dopo giorno piu’ isolato”. La Corte “ha dimostrato l’illegittimita’ e la crudelta’ delle sanzioni Usa contro i nostri cittadini”, si legge in una nota. Il capo della diplomazia di Teheran , prima della decisione, aveva puntato il dito contro “la guerra psicologica piu’ che economica” dichiarata da Washington, insieme ad alcuni “clienti regionali”, per ottenere un cambio di regime in Iran.
Dopo aver annunciato a maggio l’uscita unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015, l’Amministrazione Trump ad agosto ha adottato un primo round di sanzioni, mentre un secondo e’ atteso a novembre. Alla fine di agosto, davanti ai giudici, gli avvocati iraniani hanno accusato Washington di “strangolare” l’economia della Repubblica islamica. Gli Stati Uniti hanno ribattuto che il tribunale non ha giurisdizione trattandosi di una questione di sicurezza nazionale. Le decisioni della Corte dell’Aja sono vincolanti e non possono essere impugnate, ma il tribunale non ha alcun meccanismo per farle rispettare.
La sentenza e’ appellabile e rappresenta comunque una misura provvisoria in attesa della decisione finale per la quale potrebbero volerci anni. E’ il secondo caso sollevato da Teheran contro Washington di fronte al principale organo giurisdizionale dell’Onu: nel 2016 aveva denunciato gli Usa per il congelamento di circa 2 miliardi di dollari di beni iraniani all’estero che secondo i tribunali americani dovrebbero andare alle vittime americane degli attacchi terroristici. Le udienze su quest’ultimo caso inizieranno la prossima settimana.