La Corte Suprema ha detto no. Si è rifiutata di accogliere le richieste di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di Marina finiti in un interminabile calvario giudiziario dal febbraio del 2012 per l’incidente ancora non chiarito nel quale morirono due pescatori indiani al largo del Kerala. Il primo è in Italia in convalescenza, dove è rientrato in seguito all’Ictus che lo ha colpito a settembre, e aveva richiesto di poter proseguire il suo soggiorno in patria per altri quattro mesi, al fine di potersi sottoporre a un intervento al cuore, previsto per l’8 gennaio, e poi affrontare le successive terapie e la riabilitazione (il suo permesso scade il 13 gennaio 2015). Il secondo è a New Delhi, recluso “ai domiciliari” all’interno dell’Ambasciata italiana, e aveva chiesto di poter tornare a casa dai suoi familiari per le festività natalizie (in particolare per poter rivedere i suoi due figli che secondo i periti medici, come si spiega nella richiesta presentata ai giudici da Girone, soffrono di sindrome da stress post-traumatico e ritengono che potrebbero non riuscire a vedere mai più il padre, che in seguito al processo potrebbe essere condannato a pena capitale. Una situazione che potrebbe avere effetti devastanti sulla loro condizione psicologica).
I due marò avevano chiesto in generale un “alleggerimento” delle condizioni imposte per la libertà vigilata. I massimi giudici indiani hanno deciso di non valutare positivamente le richieste, perché occorre procedere al processo e soprattutto chiudere le indagini. La Corte adesso ha fretta, nonostante dopo quasi tre anni dai fatti, per Latorre e Girone ancora non sia stato formulato un formale capo d’accusa. I ricorsi dei due marò sono stati illustrati dall’avvocato Soli Sorabjee, accompagnato da K.T.S. Tulsi, ad un tribunale di tre giudici presieduto dal presidente della stessa Corte, H.L.Dattu. Quest’ultimo ha spiegato le ragioni del diniego proprio con il fatto che le indagini non si sono concluse e che i capi d’accusa non sono stati ancora presentati, e in questi condizioni non sarebbe possibile accogliere i ricorsi sulla libertà provvisoria. Occorre ricordare però che nella lunga e tortuosa vicenda giudiziaria che li coinvolge, i due fucilieri di Marina avevano in passato già ottenuto due permessi straordinari per rientrare in Italia in occasione del Natale e di elezioni politiche.
Dopo l’insediamento del nuovo governo indiano del primo ministro ultranazionalista Narendra Modi, l’accoglimento delle richieste avrebbe rappresentato un chiaro segnale di distensione da parte dell’India in quella che è la più difficile crisi che ha incrinato i rapporti con l’Italia nella storia delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.