Per il governo di Theresa May si complica il cammino verso la Brexit. La Corte suprema britannica ha infatti respinto il ricorso di Downing Street e ha confermato definitivamente la sentenza di primo grado dell’Alta corte che a novembre aveva imposto di consultare il Parlamento per attivare le procedure per l’uscita dall’Ue. Con 8 giudici a favore e 3 contrari, la Corte suprema ha ribadito che il referendum del 23 giugno sulla Brexit aveva un valore puramente consultivo e che quindi “il governo non puo’ attivare l’articolo 50 del trattato di Lisbona”, quello che regola il divorzio da Bruxelles, “senza un atto del Parlamento che lo autorizzi a farlo”. Il governo conservatore si e’ detto “deluso”, come ha spiegato il ministro della Giustizia, Jeremy Wright, ma ha ostentato tranquillita’ sui tempi per avviare la Brexit. Tuttavia, la Gran Bretagna intende ancora avviare i negoziati sull’uscita dall’Unione Europea entro la fine di marzo, malgrado il verdetto odierno della Corte suprema di Londra che obbliga il governo a ottenere prima il via libera del parlamento.
ESULTANO EUROPEISTI Lo ha indicato Downing Street. “Il popolo britannico”, ha ricordato un portavoce dell’esecutivo di Londra, “ha votato per uscire dall’Ue e il governo” darà seguito al “suo verdetto innescando l’articolo 50, come previsto, entro la fine di marzo. Il voto odierno non cambia niente a riguardo”. “E’ importante ricordare”, ha aggiunto il portavoce di Downing Street, “che il Parlamento ha sostenuto il referendum con un margine di sei voti contro e ha già indicato il suo sostegno ad andare avanti con il processo di uscita in base alla tabella di marcia che abbiamo delineato. “Rispettiamo la decisione della Corte Suprema e a breve stabiliremo i nostri prossimi passi in Parlamento”, ha concluso. Esultano gli europeisti. Gina Miller (foto), l’imprenditrice che per prima aveva sollevato la questione del voto della Camera dei Comuni, ha osservato trionfante che “solo il Parlamento e’ sovrano” e “nessun governo puo’ aspettarsi che le sue azioni non debbano essere scrutinate e valutate”.
MAY SI CONSOLA La May puo’ consolarsi almeno con il fatto che la Corte suprema ha chiarito che il governo non ha l’obbligo di consultare i parlamenti di Galles, Irlanda del Nord e Scozia, come ha spiegato il presidente della Corte, Lord David Neuberger, in un’aula affollatissima. Il coinvolgimento dei tre parlamentini rischiava di trasformarsi in una trappola politica, in quanto le tre regioni sono contrarie all’uscita dall’Ue. La Corte suprema ha assicurato che non e’ sua intenzione ribaltare il voto popolare e ha sottolineato che ora la questione diventa “solo politica e non piu’ giuridica”. Del resto, nessuno sembra voler annacquare la Brexit. Il leader laburista, Jeremy Corbyn, ha spiegato che il suo partito “rispetta il referendum e la volonta’ popolare e non frustrera’ il processo per l’attivazione dell’articolo 50”. In precedenza un suo portavoce aveva preannunciato che il Labour avrebbe presentato emendamenti miranti a non trasformare il Regno Unito in un paradiso fiscale. La decisione della Corte suprema non ha colto di sorpresa i mercati che hanno reagito con un lieve calo della sterlina.