Costanza: “Attentato a Falcone un depistaggio. L’ordine da dove è partito? Ma quale mafia?
PARLA AUTISTA DEL MAGISTRATO Oltre 50mila studenti di tutta Italia prenderanno parte alle celebrazioni per il XXIV anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio
“Fare l’attentato a Falcone a Palermo, a mio avviso, è stato un depistaggio”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Giuseppe Costanza (foto), autista di fiducia di Giovanni Falcone. “Se avessero voluto colpire il giudice Falcone lo avrebbero potuto fare facilmente a Roma. Là si muoveva liberamente, non aveva nemmeno la scorta. Ma farlo a Palermo ha avuto un altro significato. Si è voluta dare la responsabilità alla mafia. Ma quale mafia? La manovalanza, io direi. I manovali hanno fatto la strage ma l’ordine da dove è partito? Da dove e da chi? Questo ancora non lo sappiamo. Dopo 24 anni ci siamo fermati agli esecutori, i quali, secondo me, non avrebbero avuto la capacità di architettare un piano del genere, giacché è un tipo di attentato che necessita di persone specializzate.
“Voglio sapere chi, dove, quando, perché. Si parla di vendetta della mafia; ma di quale mafia stiamo parlando? Non certo della manovalanza. Una settimana prima di morire, mentre eravamo in macchina, Falcone mi disse testualmente, e le sue parole ce le ho ancora scolpite nella mente: ‘E’ fatta, sarò il nuovo procuratore nazionale antimafia’. Mi disse che avrebbe avuto un ufficio a Palermo e che ci saremmo mossi con un piccolo elicottero, chiamato `Mosquito’. Mi chiese addirittura – ha ricordato Giuseppe Costanza – se me la sentivo di imparare a pilotare quel tipo di velivolo. Di lì a poco avrei dovuto cominciare un corso per acquisire il brevetto. Quindi, qualcosa non torna in questa storia. Sì, conosciamo gli esecutori materiali, la manovalanza, ripeto, ma chi ha ideato questa strage ancora non lo sappiamo e credo proprio che non lo sapremo mai”.
E ancora. “Posso affermare di non aver vissuto la strage di Capaci. Non l’ho vissuta, perché la mia mente si rifiuta di ricordare quei terribili momenti – ha detto ancora Costanza -. L’ultima immagine che ho del giudice Falcone è lui che, preso da altri pensieri, sfila le chiavi della macchina che stava guidando quella mattina del 23 maggio per consegnarmele, spegnendo così il motore. “Dottore, che fa? Cosi ci ammazziamo”, gli dissi. E lui, girandosi verso di me, rispose: “Scusi, scusi”. Poi più nulla. Mi sono ritrovato direttamente in ospedale”. “Quel giorno – ha aggiunto – il dottor Falcone mi aveva chiamato a casa alle 7 di mattina, comunicandomi l’orario del suo arrivo a Palermo. Subito, informai della cosa l’ufficio scorte affinché si approntasse subito una scorta, poiché da quando Falcone era a Roma non c’era più una scorta stabile che si occupava di lui ma di volta in volta la si doveva assemblare con gli agenti disponibili. Se ci fossi stato io alla guida, probabilmente saremmo morti tutti. Infatti, la procedura tecnica delle scorte era di guidare in modo che le tre auto si ‘costeggiassero’, coprendo l’una il fianco dell’altra. In quel modo saremmo arrivati contemporaneamente nel punto dell’esplosione e saremmo saltati in aria tutti”.
Intanto, oggi oltre 50mila studenti di tutta Italia prenderanno parte alle celebrazioni per il XXIV anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio. Il cuore degli eventi, come ogni anno, sarà Palermo, nel ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e degli agenti delle loro scorte. Ma l’evento “Palermo chiama Italia”, organizzato dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, con la Direzione Generale per lo Studente del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si estenderà a tutto il Paese, toccando altre otto città italiane, in cui cittadini e studenti saranno presenti per dare testimonianza del loro impegno per la legalità.