Sono 3.212 i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in Italia (ieri 2.985), mentre le vittime sono 63 (ieri 65). E’ quanto si legge nel bollettino odierno del ministero della Salute. Compresi i guariti e coloro che invece sono deceduti, dall’inizio dell’epidemia il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 sono 4.668.261, mentre da febbraio 2020 il totale delle vittime è pari a 130.870. Sono in tutto 4.441.412 le persone guarite o dimesse, mentre gli attuali positivi sono in tutto 95.979, pari a -2.893 rispetto a ieri (-2.208 il giorno prima).
Compresi quelli molecolari e quelli antigenici, i tamponi processati sono stati 295.452, ovvero 42.973 in meno rispetto ai 338.425 di ieri. Si attesta all’1,1% il tasso di positività, mentre ieri era pari allo 0,9%. Mettendo sotto la lente d’ingrandimento il sistema sanitario, si registra il segno – sia per quanto riguarda le degenze in area medica che per quanto riguarda quelle in rianimazione: sono infatti -101 (ieri -69) i posti letto occupati nei reparti Covid ordinari (il totale è di 3.317 ricoverati, ieri 3.418), mentre sono -9 (ieri -29) i posti letto occupati in terapia intensiva, numero che porta a 450 il totale dei malati più gravi, con 23 ingressi in rianimazione (ieri 19).
Intanto, continua la somministrazione delle terze dosi con più del 6% della popolazione che ha ricevuto l’ulteriore richiamo. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, ha espresso dubbi sull’allargamento dell’inoculazione della terza dose di vaccino, che al momento riguarda soggetti fragili ed è stata estesa in questi giorni a over 80, ospiti delle Rsa e operatori sanitari, anche a tutti i soggetti sani: “Dico con estrema chiarezza che per quello che riguarda i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose”.
Sul fronte delle riaperture, invece, ancora si discute delle discoteche, a seguito della decisione del Comitato tecnico scientifico di ampliare la capienza di teatri, sale concerti, cinema e stadi. Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Matteo di Genova, ritiene che il no del governo sia di tipo ideologico: “Sono state bollate come responsabili della seconda ondata, ma non è stato così, quel picco di casi c’è stato per altri motivi come la riapertura delle scuole un andamento stagionale del virus. Le discoteche questa estate erano chiuse e i contagi sono stati più alti che nel 2020”. E frattanto non si arresta l’ira delle discoteche chiuse: basta, sarà rivolta.
Lo sa bene Gianni Indino, presidente del Silb-Fibe, l’organizzazione leader del settore dell’intrattenimento serale e notturno: “Se le cose andranno nella direzione delle indiscrezioni che trapelano, ritengo che la misura sia davvero colma– ha dichiarato -. Servono decisioni forti per ribadire la nostra contrarietà a un comportamento al limite del persecutorio nei confronti dei nostri imprenditori e dei lavoratori che vivono di questa attività. Saranno forme di protesta rumorose, di cui penso si parlerà. Il rischio più che mai tangibile – spiega Indino – è quello che nemmeno stavolta, dopo ormai due anni di chiusura, le istituzioni risponderanno alle nostre istanze di riapertura. Sono fortemente deluso. Nei nostri confronti non c’è mai attenzione e ci sentiamo oltremodo presi in giro”.