La videoconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Ue dedicata alla risposta alla pandemia del Coronavirus è terminata dopo circa cinque ore di discussioni senza grandi sorprese, rispetto alle attese: i leader hanno approvato il pacchetto dell’Eurogruppo del 9 aprile scorso, con le tre “reti di sicurezza” previste, per il debito sovrano (attraverso la linea speciale di credito del Mes per i sistemi sanitari nazionali), per le imprese private (attraverso il sostegno da parte della Banca europea per gli investimenti, Bei) e per la tutela dell’occupazione (attraverso il meccanismo “Sure”); misure che in caso di utilizzo pieno varrebbero 540 miliardi di euro, e che il Consiglio europeo ora chiede siano operative entro il primo giugno 2020.
Il secondo e più importante risultato – perché non scontato e ancora controverso in diversi punti – è l’accordo dei leader a “lavorare per istituire un Fondo per la ripresa”, considerato “necessario e urgente”, come ha riferito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella sua dichiarazione conclusiva. Il Fondo, ha sottolineato Michel, dovrà “essere di entità sufficiente, destinato ai settori e alle parti geografiche dell’Europa più colpiti ed essere dedicato a far fronte a questa crisi senza precedenti”. I capi di Stato e di governo hanno perciò incaricato la Commissione europea “di analizzare le esigenze esatte e di presentare urgentemente una proposta commisurata alla sfida che stiamo affrontando”. Nella proposta, la Commissione “dovrebbe chiarire il legame con il Quadro finanziario pluriennale (il bilancio comunitario 2021-2027, ndr), che in ogni caso dovrà essere adeguato per far fronte all’attuale crisi e alle sue conseguenze”, ha precisato ancora Michel.
“Rimaniamo impegnati a dare l’impulso necessario a lavorare sul Fondo per la ripresa e sul Quadro finanziario pluriennale, in modo che sia possibile trovare al più presto un accordo equilibrato su entrambi”, conclude il presidente del Consiglio europeo nella sua dichiarazione. Durante la videoconferenza stampa alla fine del vertice, Michel ha definito la discussione fra i leader è stata “positiva e promettente”. E’ stato concordato, ha spiegato “un quadro molto chiaro: siamo convinti che, visto che la crisi è così grande, servono decisioni forti”. Insomma, ha aggiunto, “sono davvero ottimista perché, anche se ci sono differenti sensibilità nel Consiglio europeo, e non è una sorpresa, sento che c’è una volontà politica molto forte di lavorare insieme e di riuscire a costruire un compromesso”.
Riguardo alla proposta formale per il Fondo per la ripresa (in realtà un pacchetto di misure diverse), la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato nella stessa conferenza stampa che “l’obiettivo è di portarla nel collegio dei commissari la seconda o la terza settimana di maggio”. Questo significa mercoledì 6 maggio (la data che ha prospettato il primo ministro italiano Giuseppe Conte), oppure martedì 12 maggio. “Dipende dal progresso che faremo, in stretto dialogo con gli Stati membri, in modo da avere un processo inclusivo per andare avanti”. Von der Leyen ha spiegato devono ancora essere definiti le dimensioni del programma (ma ha ripetuto che si parla di “trilioni di euro”) e “l’equilibrio fra prestiti e trasferimenti”, nel modo in cui i finanziamenti verranno distribuiti agli Stati membri più colpiti dalla crisi.
Evidentemente, i leader sono rimasti su posizioni ancora distanti su questi due punti, con i paesi “rigoristi” contrari a trasferimenti diretti, e restii ad accettare le cifre (almeno 1.000-1.500 miliardi) che si attendono i paesi del Sud. Sembra ormai acquisito, invece, il principio per cui una buona parte del Fondo per la ripresa sarà finanziato con emissioni di obbligazioni europee sui mercati, basate su garanzie fornite dal bilancio Ue. Secondo la presidente della Commissione è positivo che tutti i paesi abbiano accettato il principio di legare il Fondo al bilancio comunitario pluriennale. “Il bilancio dell’Ue – ha osservato – è conosciuto e progettato per la coesione e la convergenza. Sono contenta che gli Stati membri abbiano mostrato unità e che abbiano incoraggiato la Commissione a esplorare strumenti finanziari innovativi in relazione al Quadro finanziario pluriennale”.
Una proposta riveduta e corretta del prossimo Quadro finanziario 2021-2027 dovrebbe essere presentata dalla Commissione già il 29 aprile (ma von der Leyen non ha citato questa data). La proposta, ha detto la presidente della Commissione “dovrà adeguarsi alle nuove circostanze dopo la crisi provocata dalla pandemia. Dobbiamo aumentarne la potenza di fuoco, per riuscire a generare gli investimenti che servono in tutta l’Unione europea”. Von der Leyen ha confermato l’intenzione della Commissione di proporre un aumento del tetto degli “impegni” nel bilancio pluriennale, ovvero delle risorse che sono rese disponibili in principio dagli Stati membri, ma che poi non vengono spese fino alla fine. Il margine in più dovrebbe servire a fornire le garanzie per le obbligazioni europee.
“Proporremo di aumentare il margine (‘headroom’, ndr)”, tra la soglia delle spese effettive nel Quadro finanziario e il tetto degli stanziamenti impegnati. In questo modo, “grazie alle garanzie fornite dagli Stati membri, la Commissione sarà in grado di raccogliere fondi” con obbligazioni emesse sul mercato, “che saranno poi canalizzati attraverso il bilancio Ue verso gli Stati membri”, ha spiegato. “Secondo la nostra attuale stima delle necessità – ha aggiunto – occorrerà un tetto delle risorse proprie (ovvero degli impegni, ndr) fino al 2% del Reddito nazionale lordo dell’Ue per due o tre anni, invece dell’1,2% attuale. I fondi raccolti verranno canalizzati dal bilancio pluriennale in un Programma per la ripresa, e concentrati in un certo numero di programmi che aiuteranno a combattere la crisi”.
Si tratterà, ha continuato von der Leyen “di un sostegno finanziario aumentato per gli investimenti negli Stati membri e per la coesione. Il grosso degli investimenti andrà nel Green Deal europeo, nella transizione digitale e in azioni per una maggiore autonomia strategica” dell’Ue. Gli investimenti del Programma per la ripresa “dovranno essere anticipati (‘front laoded’) nei primi anni e naturalmente – ha ripetuto – dovrà essere trovato il giusto equilibrio tra prestiti e trasferimenti. Se lo facciamo bene, gli investimenti varranno ogni singolo centesimo versato”, ha concluso. askanews