Il Covid torna con una nuova variante che appare più subdola delle precedenti e che sarebbe in grado di infettare anche i polmoni. Il suo nome è Eris, dalla sigla EG.5 (discendente di XBB.1.9.2 con mutazione addizionale S:F456L), figlia della nota variante Omicron, e a oggi è la variante più diffusa nel nostro Paese insieme a Pirola (BA.2.86). Ad allarmare è soprattutto il pericolo che colpisca anche i polmoni, oltre alle alte vie respiratorie. Pertanto, i nuovi risultati della ricerca pubblicata sulla piattaforma bioRxiv e condotta dall’università di Tokyo, seppur in attesa di conferme, rendono necessario un monitoraggio costante degli ospedali italiani.
Intanto, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che “entro 15 giorni ci saranno le dosi del nuovo vaccino anti Covid e poi man mano aumenteranno le dosi disponibili per i cittadini”, specificando che “il vaccino sarà gratuito per tutti coloro che vorranno farlo”. “Nessun obbligo – ha aggiunto il ministro – ma vaccino raccomandato soprattutto per gli ultra 60enni, per i pazienti fragili e per le persone che appartengono a determinate categorie che sono incluse in una recente circolare del ministero della Salute”. “Al momento – ha sottolineato – non c’è nessun allarme Covid”.
Ma come riconoscerla? Gli esperti affermano che tra i sintomi più evidenti della nuova variante è possibile individuare disturbi delle vie respiratorie superiori, tra cui mal di gola, tosse secca, voce rauca, congestione e naso che cola, mal di testa, dolori muscolari e articolari. Sembrano essere meno frequenti problemi gastrointestinali, come nausea, vomito e diarrea e la perdita del gusto e dell’olfatto, tratti invece caratteristici della variante Covid del 2020. Insomma, sebbene gli studi sulla nuova arrivata necessitino di maggiori approfondimenti, occorre prestare molta attenzione ai sintomi per cercare di contenerne un’ulteriore diffusione.
“Altro che Covid! Dovremmo preoccuparci di più del focolaio di dengue in Lombardia. Secondo gli ultimi dati, sono infatti 50 i casi segnalati dall’inizio dell’anno in tutta la Lombardia, la regione con l’incidenza più alta in Italia. Solo nell’ultima settimana le segnalazioni di contagi sono aumentati di 15 unità”. Lo scrive su Facebook l’infettivologo genovese Matteo Bassetti.
“Attualmente – sottolinea l’infettivologo – i casi di pazienti infettati dalla puntura di una zanzara tigre sono 165 in tutta Italia. Di questi, 146 sono relativi a pazienti che sono stati contagiati viaggiando all’estero e 19 contagiati nel nostro Paese, i cosiddetti casi autoctoni. Occorre mettere in pratica – conclude Bassetti – la disinfestazione delle zanzare tigre che possono rappresentare un pericolo per i cittadini. Tutto ampiamente previsto dagli esperti, era già successo nel sud della Francia. Gli esperti andrebbero ascoltati maggiormente”.