È stato vaccinato venerdì 6 novembre 2020 e al momento è sotto osservazione medica, non ha sintomi e non ha febbre. Entro la prossima settimana farà il primo richiamo. Così Vincenzo Trani, banchiere e presidente della Camera di commercio italo-russa, racconta la sua esperienza dopo la somministrazione del vaccino russo Sputnik V anti SARS-CoV-2, che in Europa vede molti detrattori ma che presto verrà prodotto anche in India e in Brasile. Trani è il primo italiano e in assoluto primo non russo a sottoporsi alla procedura. “La scelta di vaccinarmi – dice – è una scelta che avevo fatto non appena ho sentito dell’opportunità di avere un vaccino contro il Covid 19. Questa è una malattia oggettivamente molto particolare e pericolosa. È un virus che non attacca tutti alla stessa maniera”.
Trani ha partecipato al primo programma vaccinale anti SARS-CoV-2, attivo solo in Russia, cominciato alla fine di luglio con il nuovo vaccino Sputnik V, elaborato dal centro moscovita Gamaleya, Istituto di Epidemiologia e Microbiologia, in collaborazione con il Fondo sovrano russo. A partire invece dal 15 novembre, il processo per la vaccinazione sarà semplificato e le dosi di vaccino saranno somministrate alle categorie cosiddette a rischio. “Sono molto contento di averlo fatto. Mi sento bene. Non ho avuto nessun effetto collaterale. E anzi mi aspettavo, come mi avevano preavvisato, un po’ di febbre e mal di testa: in realtà nulla”.
La Russia ha fatto di questo vaccino una bandiera, già dal nome che ricorda la corsa allo spazio di epoca sovietica. Ma Trani replica, che la questione non è affatto sotto quale bandiera sia stato prodotto: “Personalmente non ho fatto questo vaccino perché era russo o perché si chiamava Sputnik V, ma perché era l’unico vaccino disponibile. E oggi continua a essere l’unico vaccino disponibile a prescindere da chi sia il produttore. Penso che l’Unione Europea e i singoli Paesi debbano considerare di accettare e condividere con la Russia quelli che sono i vantaggi del vaccino”.