di Enzo Marino
I giudici della Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia hanno giudicato il jihadista maliano Ahmad Al Faqi Al Mahdi colpevole della distruzione di mausolei di Timbuctù, riconosciuti come patrimonio mondiale dell’umanità e lo hanno condannato a nove anni di prigione. “Oggi 27 settembre 2016, la Corte penale internazionale (CPI) ha pronunciato la sentenza nel caso di Ahmad Al Faqi Al Mahdi. La Camera ha giudicato Al Mahdi colpevole oltre ogni ragionevole dubbio come co-autore di un crimine di guerra che consiste in attacchi diretti intenzionalmente contro edifici religiosi e storici a Timbuktu, nel Mali, nel mese di giugno e luglio 2012”, si legge in un comunicato stampa. Si tratta di un verdetto storico: per la prima volta un jihadista è stato accusato e viene condannato per “crimini di guerra” commessi contro “monumenti di carattere storico e religioso”, nella fattispecie nove mausolei e una moschea. Una sentenza che è stata definita “una pietra miliare” nella salvaguardia del patrimonio mondiale dall’Unesco. E una condanna che per il procuratore capo del CPI, Fatou Bensouda, sarà “un avvertimento” per coloro che pianificano attacchi del genere. I nove anni di prigione a cui è stato condannato Mahdi per aver diretto gli attacchi del 2012 nel Nord del Mali “sono una sentenza giusta” secondo Bensouda che ha sottolineato che “sarà un avvertimento per coloro che vogliono commettere il reato” perché è considerato “un crimine grave. E’ un crimine di guerra e devono tenerlo in considerazione quando distruggono questi siti così importanti”. Mahdi si era dichiarato colpevole di uno solo dei capi di accusa. I giudici hanno ritenuto, nella sentenza, che la distruzione di nove mausolei e delle porte della moschea di Sidi Yahia, costruita 500 anni fa, sono di “enorme gravità”.
Il dramma della distruzione del patrimonio culturale è balzato all’onore delle cronache dopo gli avvenimenti recenti in Iraq e Siria, come gli attacchi a Palmira da parte dell’Isis. La corte “ha riconosciuto che si tratta di un reato molto grave e dell’impatto che ha sulla comunità”, ha aggiunto ancora Bensouda. La sentenza dovrebbe avere “un effetto deterrente su coloro che pensano di commettere questi crimini”, ha ribadito aggiungendo che l’ufficio del Procuratore capo sta lavorando su altri casi in Mali. “Le indagini continuano, stiamo indagando su altri crimini, e stiamo verificando anche omicidi, reati sessuali o basati sull’identità di genere”. Intanto l’Unesco ha elogiato la Corte Penale Internazionale e ha definito la sentenza una “pietra miliare” per la salvaguardia del patrimonio. La direttrice generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura,Irina Bokova, ha inoltre dichiarato che la condanna di al-Mahdi è “un passo fondamentale verso la pace e la riconciliazione in Mali”. La sentenza, ha aggiunto ancora l’Unesco, “rafforza la convinzione” dell’organizzazione onusiana “che il patrimonio ha un ruolo rilevante da giocare nella ricostruzione e nella costruzione della pace”. Mahdi, legato ad al-Qaeda, è stato incriminato nel 2015. All’inizio di agosto, Mahdi ha ammesso le sue responsabilità per le distruzioni di monumenti storici, definiti come un crimine di guerra da parte dello Statuto di Roma. Nel luglio 2012, i jihadisti di Ansar Dine hanno distrutto nove mausolei e la secolare porta di Sidi Yahia nella città di Timbuktu. La città è Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1988.