Crea il tuo espresso, in Giappone il caffè è un’esperienza

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Anche preparare un caffè può essere un’arte. Soprattutto se a farlo sono i giapponesi, attenti ai più piccoli particolari e amanti dei rituali. E poco importa se il vero espresso per noi è un’altra cosa. A Tokyo i baristi si sfidano a colpi di caffè aromatizzati e strane creazioni. Al gusto di litchi con gelsomino, o perché no, un espresso “Chardonnay” servito in un calice da vino, ce n’è per tutti i gusti, la pausa caffè può diventare un’autentica esperienza, in barba a chi pensa che in Giappone si ami solo il tè. Negli ultimi tempi stanno nascendo tante caffetterie hipster pronte a soddisfare anche le richieste dei “caffeinomani” più intransigenti.

Miki Suzuki, incoronata come miglior barista sostiene che i giapponesi hanno un palato fino e possono apprezzare anche le più piccole differenze. Lei ha impressionato la giuria con un caffè schiumoso preparato con una tecnica simile a quella per fare la birra alla spina, e con un retrogusto agli agrumi, e per aggiungere un tocco di classe lo ha servito nei flute da champagne. Anche per il cappuccino vale lo stesso discorso: “Dipende da quanto latte si mette nel caffè – spiega Takayuki Ishitani, uno dei concorrenti – è vero parliamo di sottigliezze, ma è lì che sta la differenza”. Sottigliezze che la giuria deve valutare per incoronare il miglior barista. “Non so se è una cosa tipica del Giappone, ma ho notato questo grande interesse per i piccoli dettagli, per l’idea che ogni caffè può essere diverso. Non c’è solo un’esperienza caffè, ci possono essere tante esperienze e questo intriga i giapponesi” dice Scott Conary, membro della giuria. Il Giappone importa oltre 430 mila tonnellate di caffè all’anno, è terzo solo a Stati Uniti e Germania, e i suoi baristi si vantano di essere tra i migliori al mondo.