La Lav in occasione del “World wildlife day” dell’Onu che si celebra oggi lancia l’allarme: cresce il traffico illegale di fauna selvatica, è un’emergenza planetaria”.
L’associazione sottolinea che l’Italia è un Paese cruciale per i trafficanti, e lancia un appello al governo: “Sono urgenti misure straordinarie, si devono introdurre il reato di traffico illecito di specie protette e nuove pene detentive”. Per la Lav il traffico illegale è un’emergenza nazionale e internazionale, con un business che si aggira tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi dall`Onu in occasione dell`edizione 2015 del “World Wildlife Day”. “La perdita di habitat e il commercio illegale, invece di diminuire risultano in grave crescita e minacciano la sopravvivenza di decine di specie: una realtà che ha precise responsabilità a livello politico, normativo e preventivo”, ha ricordato la Lav, spiegando che “L`Italia è un Paese cruciale per i trafficanti e dunque è indispensabile che proprio dal nostro Paese sia rilanciata, al più presto, una concreta politica finalizzata ad arginare questo business illegale, con misure straordinarie come l`introduzione del reato di traffico illecito di specie protette e nuove pene detentive”.
LE CIFRE Gli animali, infatti, pagano un prezzo altissimo: negli ultimi 10 anni il numero di elefanti africani uccisi illegalmente è raddoppiato mentre la quantità di avorio sequestrato è triplicata (un chilo di avorio è venduto a circa 600 euro). Nel 2013 i bracconieri hanno ucciso 22 mila elefanti.
Il numero delle tigri nel mondo è passato da 100 mila di un secolo fa ad appena 3500. Il bracconaggio è responsabile di almeno il 78% della decimazione delle tigri di Sumatra, e le ossa delle tigri sono vendute a circa 900 euro al chilo. “L`Unione Europea è uno dei protagonisti più importanti del traffico illegale di specie protette e derivati e l`Italia detiene un elevato record negativo per la cattura, per l’uccisone e la commercializzazione di specie di fauna e flora protette, in particolare per il transito verso l`Asia e l`Africa”, ha avvertito la Lav. L’auspicio, quindi, è che “questi crimini diventino una priorità di contrasto di Europol, con un coordinamento strategico delle polizie degli Stati Membri, come recentemente indicato dalla Commissione Ue”. In particolare, le sanzioni vigenti in Italia sono state introdotte nel 1992 e “si sono dimostrate fortemente inadeguate: non sono efficaci nel reprimere traffici basati su vere e proprie organizzazioni criminali che non possono essere fermate da semplici ammende.
LE PROPOSTE Dunque è indispensabile intervenire al più presto e con rigore per contrastare efficacemente tali illegalità”. Per questo gli animalisti propongono di introdurre due autonome ipotesi delittuose che riguardano: la “cattura, il prelievo, la detenzione, il traffico e la commercializzazione di specie di flora e fauna protette” e il “Commercio e traffico illecito di parti di specie, flora e prodotti derivati”. Inoltre “è indispensabile prevedere significativi inasprimenti delle pene e uniformare queste agli strumenti vigenti in altri Paesi, anche europei”, che prevedono pene detentive fino a 7 anni di reclusione. Il traffico illegale di animali ha portato inoltre al sequestro e alla confisca di decine di migliaia di animali, quindi servono – ha ricordato la Lav – anche nuove risorse per il mantenimento delle specie sequestrate e strutture adeguate. Ogni anno, infatti, “decine di strutture private spendono milioni di euro per la cura di animali che sono stati abbandonati, sequestrati o confiscati, coprendo costi che la legge prevede in capo allo Stato” e “la carenza di risorse per i Centri di recupero di questi animali determina l`impossibilità di applicare il sistema Cites, lasciando molto spesso gli animali in mano ai trafficanti”.