La sentenza di assoluzione alle 23 di ieri, quando il presidente della seconda sezione del tribunale penale di Salerno Vincenzo Siani (a latere Antonio Cantillo ed Ennio Trivelli) chiude il processo che vede Vincenzo De Luca e altre 21 persone: e’ l’epilogo di una complessa vicenda legata alla realizzazione del Crescent a Salerno secondo il progetto dell’archistar Riccardo Bofill. Una inchiesta che nasce da un’indagine del 2008, quando De Luca era sindaco e con lui c’erano anche gli attuali consiglieri regionali Franco Picarone, Luca Cascone, Aniello Fiore e Vincenzo Maraio. Per tutti, assieme al rischio di una condanna, c’era anche la prospettiva di interrompere bruscamente l’esperienza in Regione Campania per effetto della Legge Severino. “Sono sereno”. E’ il primo commento di De Luca al telefono con il suo legale, Andrea Castaldo, subito dopo la lettura della sentenza. “Si e’ impegnato sempre per Salerno – aggiunge Castaldo – e continuera’ a farlo”.
Sono comparsi in aula per la prima volta il 23 dicembre 2014, un mese dopo il rinvio a giudizio. E da allora il dibattimento si e’ snodato sul filo di testimonianze di tecnici e perizie urbanistiche che dovevano sostenere o smontare le accuse di violazioni urbanistiche legate alla nascita di un progetto che ha cambiato per sempre l’assetto di un’area del lungomare di Salerno. Il processo ha rischiato anche di ripartire da zero per il trasferimento, in questi anni, dei giudici ad altri incarichi. Il presidente Siani da oltre un anno si dedica quasi ogni venerdi’ al processo Crescent. L’unica volta in cui si e’ trovato di fronte il presidente della Regione e’ stato il 20 luglio scorso, quando Vincenzo De Luca prima della chiusura del dibattimento ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee, per raccontare come e’ nata e come si e’ sviluppata l’idea dell’enorme edificio a mezzaluna che oltre a ospitare abitazioni private di pregio, avrebbe dovuto essere completato da due torri per uffici pubblici e e un mega parcheggio sotterraneo.
Venuti meno gli uffici e il parcheggio e’ crollato anche “il pubblico interesse” che avrebbe giustificato quella che il pm Rocco Alfano ha definito una “macroscopica violazione”. E’ da questa operazione che discende la sdemanializzazione come reato: un suolo di proprieta’ del demanio concesso poi a privati per una lottizzazione. De Luca nell’ultima udienza dibattimentale respinse fermamente l’idea che alla base di questa operazione ci fosse stato un “accordo collusivo tra il mondo imprenditoriale e quello politico”. A Salerno erano imputati anche il vicesindaco Eva Avossa, l’assessore all’urbanistica Domenico De Maio e il consigliere comunale Ermanno Guerra.