Crocetta e Baccei insieme a Roma per battare cassa a Renzi. FI: porteranno le nostre proposte

BUCO DI BILANCIO Il governo siciliano tenta di recuperare 1 miliardo e 400 milioni. Palazzo Chigi valuta

crocetta_baccei-535x300

Vertice romano per salvare i conti della Regione. Il governatore, Rosario Crocetta, e l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, sono volati nella Capitale dove incontreranno il sottosegretario alla Presidenza, Claudio De Vincenti. Il Governo siciliano tenta di recuperare 1 miliardo e 400 milioni, per mettere a riparo il bilancio 2016. Il governo nazionale sta valutando il piano dei tagli presentato dalla Regione, che chiede inoltre una verifica dei crediti che vanta dallo Stato.

“Crocetta e Baccei a Roma per salvare il carrozzone Regione siciliana, macchina che loro stessi, con scelte di governo a dir poco inopportune, e senza riforme vere, hanno contribuito a mandare a picco. Il presidente Crocetta, forse oggi più consapevole del disastro combinato, cerca di salvare il salvabile, formulando al governo nazionale le stesse richieste avanzate sabato mattina da Forza Italia in commissione Bilancio di Palazzo Madama”. A dirlo è il capogruppo azzurro all’Ars Marco Falcone commentando l’incontro di oggi a Roma fra il governo nazionale, il presidente della Regione e l’assessore all’Economia Baccei. “Con il pacchetto di emendamenti che abbiamo denominato ‘riscattiamo la Sicilia’, chiediamo a Palazzo Chigi la restituzione del maltolto – prosegue Falcone – a partire dal pieno utilizzo delle risorse tributarie Irpef che in Sicilia valgono oltre 7 miliardi di euro, dei quali riscuotiamo invece appena 4,2 miliardi. Stesso discorso per l’Iva, che vale 4,5 miliardi, dei quali riscuotiamo solo 2,5 miliardi. La Regione, puntando ad una reale autonomia finanziaria, coprirebbe così in toto la propria spesa sanitaria”. Per Falcone altro nodo da affrontare è quello che riguarda “il concorso alla finanza pubblica nazionale da parte della Regione, contributo – sottolinea – passato dai 700 milioni di euro del 2010 al miliardo e 350 milioni di oggi. Peccato che il governo nazionale dimentichi una recentissima sentenza della Corte costituzionale che condanna lo Stato a rivedere al ribasso questo contributo a partire dal 2012”.