Guido Crosetto non riesce a capacitarsi come può un governo in due anni decidere di non decidere su una concessione autostradale (Autostrade), bloccando investimenti per circa 14 miliardi e con l’aggravante che “adesso lo Stato ha perso quella condizione di forza che aveva allora”. Oggi imprenditore, Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, ex sottosegretario alla Difesa nel IV governo Berlusconi, si definisce un osservatore esterno della politica, ma il suo motto è “mai dire mai”.
Crosetto, il governo impiega meno a costruire un ponte che a chiudere un accordo per una concessione autostradale. E’ normale?
“Assolutamente no. Normalmente in un accordo di questo tipo, potrebbe bastare una settimana. O anche un giorno se avessero le idee chiare. Da parte del governo le decisioni erano molto semplici. Una, per esempio: impugno la concessione, decido quanto darti in termini finanziari e poi in altre sedi vediamo chi ha ragione. Invece di “punirti”, ti aumento gli investimenti che dovevi fare – in questi due anni sono mancati quattordici miliardi di investimenti – quindi 14 più le somme relative agli inadempimenti di manutenzione, per dirne una. E si andava avanti. Altra ipotesi: dei tremila chilometri di autostrade che gestisci, te ne lascio la metà, esempio, e la rimanente parte affidarla ad altri concessionari privati o pubblici. Tutto era legittimo tranne non decidere nulla. Fra l’altro, non decidere nulla ha indebolito la posizione dello Stato e a rimetterci sono stati gli utenti. Con l’aggravante che adesso lo Stato ha perso quella condizione di forza che aveva due anni fa”.
Perché non è stato fatto?
“Escludendo l’ignavia, ci sono altri motivi. Probabilmente, dietro questo scenario c’è uno scontro di interessi tali che bloccano tutto. Ci saranno opposte fazioni, opposte soluzioni che hanno fatto perdere due anni al Paese. Sarebbe utile che emergessero queste discussioni, in quanto fino adesso sono state sottese. Un governo ha l’obbligo di trovare la mediazione al proprio interno per poi decidere. Invece, in questi due anni di stallo, il governo ha consentito ai Benetton di costruirsi una difesa, passando dalla parte del torto, non dico a quella della ragione ma di certo posizionando il governo su una strada tutta in salita”.
Sono trascorsi 22 mesi, s’è fatto un ponte e via. Perché allora non applicare il cosiddetto “modello Genova” sulle centinaia di opere bloccate in Italia da decenni?
“E’ l’unico sistema con cui si possono realizzare le opere pubbliche. Quindi basta attivarlo, affidare i controlli a magistrati o guardia di finanza (meglio che loro intervengono prima e non dopo) e fare tutte le opere pubbliche che servono all’Italia. E’ l’unico modo, visto che i sistemi di appalti “normali” non solo non fanno realizzare le opere ma non “producono” neanche legalità stando ai continui arresti con il conseguente blocco dei cantieri”.
Da imprenditore, cosa ne pensa dello smartworking?
“Lo smartworking inventato per necessità è una balla. Lo smartworking esiste quando ho gli strumenti per farlo, per verificarlo e per controllarlo. Per far funzionare lo smartworking bisogna partire dalla riorganizzazione totale del lavoro che è già difficile per le aziende private, figuriamoci per l’amministrazione pubblica”.
E da osservatore esterno della politica, come vede il centrodestra?
“L’accordo sulle elezioni Regionali è una cosa che certo lo rafforza. Poi serve un centrodestra – è la mia idea – non di piazza ma di governo. In altri termini, abbiamo bisogno che le opposizioni si dimostrino in grado di sostituire quelli che criticano e questo lo si può fare quando c’è una classe politica forte e dirigenti di alto livello. Quindi al centrodestra consiglio di preparare una classe non solo politica, ma anche industriale di riferimento perché nessuno può più permettersi di arrivare al governo con superficialità perché saranno drammatici gli anni che ci aspettano”.
Come spiega il calo dei consensi nei sondaggi della Lega?
“La Lega ha perso a favore di Giorgia Meloni che in qualche modo ha dato l’idea di essere più concreta, più istituzionale, più razionale, più determinata ma anche più coerente”.
Tornerà in politica?
“Mai dire mai”.[irp]