Botta e risposta a distanza tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini. L’oggetto è lo ‘scandalo Palamara’ e, in particolare, quanto è stato fatto per porre rimedio agli effetti di una vicenda giudiziaria, ancora in corso, che causato una grave danno alla immagine e alla autorevolezza della magistratura italiana e del suo organo di autogoverno.
Ad accendere la miccia è stato il ministro della Giustizia che ieri nel corso della audizione in Commissione Giustizia, al Senato, e poi in una intervista andata in serata a ‘Porta a Porta’ ha puntato l’indice proprio sulle azioni e sui rimedi adottati dal Csm dopo la vicenda giudiziaria e politica che ha visto protagonista l’ex presidente dell’Anm ed ex consigliere togato del Csm Luca Palamara. “Lo ‘scandalo Palamara’ – aveva detto ieri Nordio – ha rivelato quello che è stato definito un ‘verminaio’ e a questo non si è posto rimedio e non si potrà finché resterà il principio correntizio per cui l’eligendo (nel Csm, ndr) e si troverà a giudicare sul piano disciplinare lo stesso magistrato a cui è andato a chiedere i voti”.
Nordio ha parlato di “porcheria” sulle intercettazioni con riferimento al caso Palamara che è continuata anche dopo la legge Orlando. “Basta vedere, – aveva rincarato il titolare della Giustizia – cosa è uscito su cose che non avevano a che fare sulle indagini e, aggiungo, cosa non è uscito” e “sono state selezionate, pilotate, diffuse secondo gli interessi di chi le diffondeva e non sono state ancora tutte rese pubbliche o ascoltate dai difensori o individuate nella forma di perizia. Almeno fino a ieri, perché quel processo sta andando a rilento”.
Alle critiche del ministro della Giustizia ha replicato questa mattina, in apertura del plenum, il vice presidente del CSm, David Ermini. “Ritengo necessario rivolgermi al Ministro Nordio, che ha dimostrato di non conoscerlo, per ribadire ancora una volta il grande e faticoso lavoro di autoriforma e di rinnovamento svolto da questo Consiglio, in osservanza delle prerogative che la Costituzione gli assegna, per garantire il rispetto dell’indipendenza della Magistratura da ogni altro potere e da qualunque forma di condizionamento. Voglio ricordare, in relazione all’attività delle nomine, – ha aggiunto Ermini – le prassi virtuose introdotte dal Consiglio”.
E anche sulle azioni messe in atto dal Consiglio per perseguire gli illeciti disciplinari, Ermini ha difeso l’operato dell’organo di autogoverno delle toghe. “Mi limito a riportare soltanto un dato: nell’anno 2021 – ha aggiunto Ermini – il numero delle condanne, in relazione ai procedimenti avviati, è stato pari al 56%. Tutto questo è stato essenziale, lo dico con orgoglio, per assicurare la tenuta costituzionale del sistema del governo autonomo della Magistratura che costituisce, come in più occasioni ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella, uno dei cardini della nostra Carta costituzionale”.