di Maurizio Balistreri
Potenziare le forme di coordinamento investigativo da parte della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo; garantire separazione tra attività preventiva dei servizi di informazione e attività investigativo giudiziaria; evitare che “la funzione di coordinatore nazionale delle indagini antiterrorismo si riduca a mero simulacro, a un’etichetta di fatto priva di effettivi poteri”. Sono alcune delle proposte di modifica al decreto legge, del 18 febbraio scorso, sulle “Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale…”, approvate oggi all’unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura. “Il Csm, attraverso i consiglieri della Commissione sesta e settima, si è reso protagonista di un lavoro importante”, ha detto il vicepresidente, Giovanni Legnini. “C’è stata una valutazione positiva dell’impianto dei contenuti del decreto legge”, ha aggiunto Legnini, augurandosi “che i suggerimenti di modifica e integrazione presentati dal Csm possano essere valutati dal ministro della Giustizia e poi dal parlamento”. Nel corso della relazione al plenum, il presidente della Sesta Commissione, Piergiorgio Morosini, tra le altre cose, ha ricordato come “il decreto legge prenda atto di un’esigenza sottolineata dal Consiglio in tempi non sospetti, vale a dire di un potenziamento delle forme di coordinamento investigativo da parte della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo” e la necessaria individuazione di referenti centrali per l’interlocuzione con gli organi investigativi sovranazionali.
SEPARAZIONE ATTIVITA’ Per Morosini altro punto da mettere in rilievo è “la separazione tra attività preventiva dei servizi di informazione e attività investigativo giudiziaria” perché un loro intreccio potrebbero dare adito a una contaminazione della giurisdizione “che riteniamo pericolosa”. Secondo il presidente della Sesta Commissione, fondamentale “è il riposizionamento dell’asse di equilibrio tra esigenze di sicurezza e tutela della privacy in presenza di rischi di attentati terroristici”. Nel parere si chiede una disposizione chiarificatrice del ruolo del Garante per la riservatezza, idonea a costituire più elevati livelli di protezione dei dati e dei sistemi, e in grado di contribuire promuovere la sicurezza non solo dei dati di ciascun cittadino ma anche, con essa, la sicurezza pubblica. Altro punto problematico del decreto legge, sollevato dal parere del Csm, riguarda l’aspetto della decretazione d’urgenza che va ad incidere sull’organizzazione degli uffici giudiziari e sull’ordinamento giudiziario.
PROCURA ANTIMAFIA Secondo Morosini non si può “non evidenziare che tutto quello che riguarda le modifiche normative in materia di ordinamento giudiziario sarebbe preferibile averlo sulla base di un confronto parlamentare che non deve tenere contro dei tempi contingentati di una legge di conversione, anche per consentire un’opportuna interlocuzione con il Consiglio superiore della magistratura”. Da parte sua il presidente della Settima Commissione, Antonio Ardituro, ha messo in evidenza, tra le altre cose come, “il punto più critico del decreto legge, che il Consiglio chiede con forza che venga modificato” sia relativo all’articolo 371 bis del codice di procedura penale, che “per un errore materiale” di fatto sottrae i poteri di coordinamento al Procuratore nazionale antiterrorismo. L’obiettivo del Csm è quello di correggere questo errore e attribuire la disponibilità dei servizi centrali ed interprovinciali di polizia al Procuratore nazionale Antimafia ed Antiterrorismo anche nel settore del coordinamento delle indagini in materia di terrorismo, nonché con riferimento ai procedimenti di prevenzione antimafia.