Si va verso una fumata nera, domani, per l’elezione dei 10 consiglieri laici da parte del Parlamento in seduta comune. L’appuntamento è alle 16 a Montecitorio e se, come in molti prevedono, non andrà in porto, una nuova convocazione è già prevista per martedì prossimo, il 24 gennaio, alla stessa ora. Le trattative sono in corso, raccontano fonti parlamentari, ma non sono ancora concluse, perciò domani potrebbe non essere il giorno giusto per completare il plenum del Csm che è stato prorogato a causa di due rinvii inevitabili (scioglimento delle Camere e legge finanziaria). Dopo il primo voto, viene inoltre spiegato, il quorum necessario all’elezione scenderà dai 3 quinti degli aventi diritto ai 3 quinti dei presenti anche se pare che l’orientamento della maggioranza non sia di puntare sull’accordo con una sola parte delle opposizioni ma di coinvolgere tutti. Al momento pare che lo stallo sia legato anche alle quote da attribuire ai vari partiti: dei 10 membri da eleggere, infatti, 7 dovrebbero spettare alla maggioranza e 3 alle opposizioni, con Fdi che ovviamente avrebbe diritto ad un numero superiore agli alleati (3 al partito di Giorgia Meloni, 2 a Fi e 2 alla Lega).
Ma già su questo punto pare non esserci condivisione: il Pd infatti punterebbe ad un rapporto di 6 e 4, con due esponenti di area dem invece che uno come per le altre opposizioni M5S e Az-Iv. A scorrere le liste delle candidature presentate finora (in totale 286) e pubblicate sui siti istituzionali di Camera e Senato, come prevede la nuova normativa Cartabia, si segnalano al momento solo 3 nomi presentati “tramite” parlamentari e sono Enrico Aimi, avvocato penalista, ex senatore di Forza Italia; Fabio Pinelli, classe ’66, avvocato penalista e docente dell’università di Venezia cà Foscari, nonchè componente del comitato scientifico di Fondazione Leonardo, viene considerato in quota Lega, come pure Francesco Urraro, ex senatore del Carroccio proveniente dai 5 stelle, avvocato e presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Nola. Fratelli d’Italia punterebbe invece su Giuseppe Valentino, avvocato penalista, senatore dal ’96 al 2013, già sottosegretario alla Giustizia nel terzo governo Berlusconi (2001) e attualmente presidente della fondazione di Alleanza nazionale.
Valentino, raccontano, ambirebbe alla vicepresidenza del Csm ma per farlo dovrà ottenere il consenso anche dei togati, tradizionalmente a maggioranza di area centrosinistra. Proprio sulla vicepresidenza ci sarebbe ancora una discussione tutta interna alla maggioranza e a Fdi in particolare, dicono dalle opposizioni, che non avrebbe ancora trovato una linea comune. Tra i candidati che si sono presentati autonomamente ma che hanno un passato politico ci sono: Felice Maurizio D’Ettore, ex deputato eletto con Forza Italia poi passato a Fdi; Luigi Vitali, avvocato penalista, ex parlamentare di Forza Italia come Fiammetta Modena e Mirella Cristina; Anna Rita Tateo avvocato, ex deputata della Lega. Per Iv si sono fatti avanti Giuseppe Cucca, ex senatore; Ernesto Carbone, avvocato, ex parlamentare; e Catello Vitiello, anche lui avvocato ed ex parlamentare di Iv (eletto con il M5s). C’è anche Stefano Passigli, professore e già parlamentare dell’Ulivo dal 2001 al 2006.
Ma i nomi pubblicati non sono definitivi, infatti, si legge nel regolamento che è possibile riaprire le candidature se presentate da “un numero minimo di dieci parlamentari appartenenti ad almeno due diversi Gruppi parlamentari, entro le ore 10 di martedì 17”. Nell’elenco infatti non compaiono due nomi che sono circolati come ‘papabili’, l’ex ministro Alfonso Bonafede per il M5s e l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per il Pd. Sempre per i dem in campo ci sarebbe anche Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del partito. Intanto domani mattina ci saranno le assemblee congiunte dei parlamentari per definire la linea in vista della prima votazione che, con ogni probabilità, sarà quella di votare scheda bianca.