Si chiude era Castro. Diaz-Canel nuovo presidente, da cinque anni vice di Raul

18 aprile 2018

Il leader cubano Raul Castro terminerà oggi il suo mandato presidenziale, passando il testimone a una nuova generazione di dirigenti e mettendo fine all’era inaugurata nel 1959 dal fratello Fidel. L’Assembela Nazionale cubana si riunirà oggi, ma il voto effettivo avrà luogo domani, giovedì. Il favorito della vigilia è l’attuale primo vicepresidente, Miguel Diaz-Canel, braccio destro di Raul Castro dal 2013. Quanto all’86enne Raul, rimarrà ancora alla guida del partito comunista fino al prossimo congresso del 2021, un periodo sufficientemente lungo da garantire una transizione controllata e guardare le spalle del suo protetto se il programma di riforme dovesse incontrare maggiori difficoltà del previsto.

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Come a sottolineare il senso di continuità istituzionale, le autorità non hanno programmato alcuna cerimonia particolare per il voto dell’Assemblea, e i giornalisti stranieri non sono stati invitati; eppure, il cambiamento rimane epocale. Per la prima volta da sei decenni a questa parte infatti il nuovo leader non farà parte della storica generazione della Rivoluzione del 1959, non indosserà un’uniforme militare e non sarà a capo del partito comunista. D’altronde, la data del voto non sembra essere stata frutto di una scelta casuale: cade infatti nel 57esimo anniversario del fallito sbarco nella Baia dei Porci, considerato dall’Avana come la prima grande sconfitta dell’imperialismo statunitense in America Latina.

CHI E’ MIGUEL DIAZ-CANEL

Miguel Diaz-Canel

Miguel Diaz-Canel sarà presumibilmente il primo dirigente cubano ad incarnare il dopo Castro, sempre che la scelta dell’uscente Raul Castro venga confermata giovedì dal voto della nuova Assemblea Nazionale. Non sembrerebbero esserci peraltro molti motivi per dubitare che sarà lui il presidente: il 57enne Diaz-Canel è inserito da trent’anni nella macchina del Partito, di cui ha scalato progressivamente i vertici: a suo svantaggio vi è solo la sua relativa gioventù, dal momento che l’essere il primo leader cubano nato dopo la rivoluzione del 1959 lo rende anche il primo a non aver combattuto per essa, particolare che potrebbe non giovargli con alcuni dei suoi generali appartenenti alla “vecchia guardia”. Di fatto, sottolineano gli analisti, Diaz-Canel rompe con la tradizione dell'”uomo forte” alla guida della rivoluzione: non detiene un potere maggiore di quel che gli è stato dato, e rappresenta quindi un profilo più debole rispetto a quello dei suoi predecessori; tuttavia potrà comunque contare sulla presenza dietro le quinte di Raul Castro, che continuerà ad esser Segretario e le cui linee guida per le riforme sono state approvate collegialmente dal partito l’anno scorso.

Ammiratore confesso dei Beatles e ingegnere elettronico

Quanto alle sue convinzioni, si è espresso a favore di una maggiore apertura verso l’uso di internet e di una stampa più critica, ma si è anche schierato dalla parte dell’ortodossia comunista contro i dissidenti, senza risparmiare critiche agli Stati Uniti; di norma tuttavia ha evitato interviste e controversie. Sposato due volte e padre di due figli, ammiratore confesso dei Beatles e ingegnere elettronico, prima di entrare nel partito ha insegnato all’università; nel 1994 venne nominato segretario provinciale e impressionò i suoi amministrati arrivando al lavoro in bicicletta – un’immagine di semplicità poco comune nella nomenklatura. Nel 2003 fece il suo ingresso nell’Ufficio Politico, passo essenziale per qualsisia aspirante al potere e sei anni dopo Raul Castro lo nominò Ministro dell’Istruzione; nel marzo del 2012 ottenne una delle vicepresidenze del Consiglio dei Ministri e l’anno successivo venne nominato al Consiglio di Stato.

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