“Si è perso tanto tempo. Sono passati 8 anni in cui si è fatta tanta confusione. E’ arrivato il momento di smettere di perdere tempo e fare chiarezza”. Così ha detto il pm Giovanni Musarò nel corso dell’udienza per la seconda tranche del processo per la morte di Stefano Cucchi. Il sostituto ha preso la parola per sollecitare la riduzione delle liste testi presentare dai difensori. “Ci sono indicate oltre 250 persone. E’ almeno sovrabbondante per non dire ipertrofico il quadro proposto. Sono stati inseriti tutti coloro che vengono nominati in qualche modo nel fascicolo. Senza un filtro. Addirittura alcuni solo per cognome”. Per la signora Rita Calore, mamma di Stefano Cucchi, “stiamo andando verso la verità”. La signora Rita Calore, presente in aula della Corte d’assise dove si svolge la prima udienza del procedimento in cui sono imputati 5 carabinieri che dovranno rispondere a diverso titolo del pestaggio avvenuto in occasione dell’arresto di Stefano, che era un geometra e venne preso perché vendeva droga, nell’ottobre 2009. La storia dice che morì dopo una settimana in ospedale, nel padiglione protetto del Sandro Pertini. “Siamo dopo 8 anni qui a chiedere ancora perché”, ha continuato la signora Rita. “A Stefano non doveva accadere tutto quel che gli è capitato. E’ doloroso per tutti noi ripercorrere questa sua vicenda. Oggi però siamo sicuri che cominci il vero processo”. Chi vi da il coraggio, chiedono i cronisti. “Il coraggio ce lo da Stefano – sottolinea con forza la mamma – Lui è sempre vicino a noi. Ed ogni volta che rivediamo quelle foto e quel massacro a cui venne sottoposto è un dolore. Ma noi andremo avanti. Fino alla fine. Insieme. Non ci fermerà nessuno. Oggi si ricomincia”. I militari dell’Arma imputati sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D`Alessandro e Francesco Tedesco, Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini. La sorella di Stefano, Ilaria, ha aggiunto: “Ho fiducia che questa volta i responsabili della morte di mio fratello e di anni ed anni di depistaggi saranno puniti”. Quindi ha detto: “La verità è in quest’aula, ma non sarà facile farla emergere. Perché proveranno a confondere le acque, dilatare i tempi. Siamo pronti a tutto”.[irp]
C’è rabbia? “Tutti parlano di Stefano Cucchi – continua – perché c’è rabbia per quello che è stato subito da un ragazzo che potrebbe essere il fratello o il compagno di ognuno. Poi c’è l’osservazione di quello che una famiglia è stata costretta a subire”. Comunque “ci sono responsabilità evidenti. Ma ne vedremo di tutti i colori, siamo sicuri. Il nostro amore per la verità è per tutti gli Stefano che nessuno conosce e non hanno avuto la forza di arrivare dopo 8 anni ad un processo che spiegherà chi lo ha ucciso”. I giudici della III Corte d’Assise di Roma ascoltate le argomentazioni delle parti riguardo le liste testi hanno rinviato all’11 gennaio. Nei primi giorni dell’anno sarà anche depositata la perizia con le diverse interecettazioni ambientali e telefoniche per cui è stata sollecitata la trascrizione. “E’ iniziata la litania del vittimismo, del `processo sovraesposto`, e `mediatico`. E’ la stessa litania del processo mafia Capitale. Ma ce l`aspettavamo. E’ la linea che tende a far sentire in colpa i giudici per restringere il nostro spazio e acquisirne di più da parte loro. Addirittura è stata espressa solidarietà a ciò che hanno subito gli agenti di polizia penitenziaria nel processo in cui erano coinvolti a causa degli attuali imputati”. Lo ha detto l’avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile per la famiglia di Stefano Cucchi. Il penalista ha poi aggiunto: “Ci aspettiamo le lamentele su un `processo già deciso`, e sappiamo che si tenterà di fare l`ennesimo processo a Stefano e alla sua famiglia. Non ci presteremo a questo gioco né al tentativo di far passare il concetto che noi consideriamo sul banco degli imputati l`Arma dei Carabinieri, perché così non è. L`Arma tutela le istituzioni e non le tradisce. Noi andiamo avanti e ringraziamo la procura di Roma e la squadra mobile per il loro lavoro”.[irp]