Carabiniere confessa e accusa altri colleghi: “Calci in faccia mentre era a terra”

11 ottobre 2018

I carabinieri sapevano quanto accaduto a Stefano Cucchi. Uno dei militari dell`Arma sotto accusa nel processo bis, Francesco Tedesco, in tre diversi interrogatori ha ricostruito quanto avvenne al giovane geometra dopo l`arresto per spaccio. La sostanziale novità è stata resa nota dal pm Giovanni Musarò in apertura dell`udienza davanti ai giudici della I Corte d`Assise di Roma. Insomma il 20 giugno scorso, Tedesco ha presentato una denuncia sulla vicenda, a seguito della quale, tra luglio e ottobre è stato sentito tre volte dai magistrati.

Durante gli interrogatori, ha detto in udienza Musarò, Tedesco ha chiamato in causa tutte le persone imputate nel processo: “secondo quanto messo a verbale da Tedesco, Roberto Mandolini sapeva fin dall`inizio quanto accaduto – dice il pm – Alessio Di Bernardo e Raffaele D`Alessandro furono gli autori del pestaggio su Cucchi e Vincenzo Nicolardi, quando testimoniò nel primo processo, mentì perché sapeva tutto e ne aveva parlato in precedenza con lui”. C`è poi una annotazione di servizio redatta dallo stesso Tedesco il giorno della morte di Cucchi e da lui inviata alla stazione Appia dei carabinieri. Il documento “assolutamente importante per la ricostruzione dei fatti, è stato sottratto” e non ce n`è più traccia. “Dove sta?”.

ILARIA CUCCHI

“Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi”. Lo scrive Ilaria Cucchi sul proprio profilo Facebook dopo che questa mattina il pm Giovanni Musarò ha reso noto, in apertura dell`udienza davanti ai giudici della I Corte d`Assise di Roma, che uno dei carabinieri imputati nel processo bis, Francesco Tedesco, in tre diversi interrogatori ha ricostruito quanto avvenne al giovane geometra dopo l`arresto per spaccio.

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CARABINIERE CONFESSA

“Gli dissi ‘basta, che cazzo fate, non vi permettete'”. Così ha detto il carabiniere Francesco Tedesco ai suoi colleghi Di Bernardo e D’Alessandro mentre uno “colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto” e l’altro “gli dava un forte calcio con la punta del piede”. Secondo Tedesco “fu un’azione combinata, Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”. Tedesco ha poi aggiunto: “spinsi Di Bernardo, ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”.

“Cucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D`Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all`altezza dell`ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto: ` Basta, finitela, che cazzo fate, non vi permettete`. Ma Di Bernardo proseguì nell`azione spingendo con violenza Cucchi e provocandone una caduta in terra sul bacino, poi sbattè anche la testa. Fu un`azione combinata”. Lo ha detto il 18 luglio scorso il carabiniere Francesco Tedesco al pm Giovanni Musarò nel corso di un interrogatorio reso a Roma.

“Cucchi prima iniziò a perdere l`equilibrio per il calcio di D`Alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo, in senso contrario, che gli fece perdere l`equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore. Nel frattempo mi alzai, spinsi Di Bernardo ma prima che potessi intervenire D`Alessandro colpi con un calcio in faccia (o in testa) Cucchi mentre era sdraiato in terra”.

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LEGALE CUCCHI

“Questo è uno snodo significativo per il processo ed è anche un riscatto per il mio assistito e per l`intera Arma dei Carabinieri”. Lo ha detto l`avvocato Eugenio Pini, legale di Francesco Tedesco, il carabiniere che in tre diversi interrogatori ha ricostruito quanto avvenne a Stefano Cucchi dopo l`arresto per spaccio.

“Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso”. Il penalista ha aggiunto: “ma soprattutto è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà”. “Come detto, è anche un riscatto per l`Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente ad intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell`immediatezza e ad aver fatto definitivamente luce nel processo”.

IL MINISTRO

“Quanto accaduto a Stefano Cucchi era inaccettabile allora e lo e’ ancor di piu’ oggi, che sono emersi nuovi elementi scioccanti. Mi auguro che la giustizia faccia al piu’ presto il suo corso e definisca le singole responsabilita’. Chi si e’ macchiato di questo reato paghera’, ve lo assicuro. Lo voglio io, lo vuole questo governo e lo vuole tutta l’Arma dei Carabinieri, che merita rispetto. Ho la massima fiducia verso il Comando Generale e sono vicino alla famiglia di Stefano, ai suoi amici e ai suoi cari. Abbraccio tutti con grande affetto”. Cosi’ su Fb il ministro della Difesa Elisabetta Trenta.

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ANTIGONE

A distanza di nove anni dalla morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 ottobre del 2009 nel reparto carcerario dell’ospedale Pertini, “si fa finalmente un passo decisivo verso la giustizia”. Lo scrive in una nota Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, secondo cui la confessione di uno dei carabinieri attualmente sotto processo, il quale ha chiamato in causa a vario titolo gli altri suoi colleghi, “squarcia il muro di omertà che in questi anni si era creato attorno a questo caso e che era stato rotto solo recentemente dalla testimonianza di un altro agente, Riccardo Casamassima”.

“Tuttavia questo muro – prosegue Gonnella – non si sarebbe potuto abbattere se non fosse stato per la determinazione e la grande tenacia dimostrata in questi anni dalla sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, che mai un attimo ha smesso di lottare, e dall’avvocato Fabio Anselmo”. “Finalmente ci avviciniamo alla verità – conclude – Ci auguriamo che in tempi brevi si arrivi al termine del processo e alle conseguenti condanne e si restituisca giustizia a Stefano e alla sua famiglia. Crediamo inoltre – conclude Gonnella – che tutti quelli che propagandavano un’altra verità stereotipata ora dovrebbero chiedere umilmente scusa”.

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