“Apprendo dalla stampa che sono state mandate alla Procura di Trapani la testimonianza mia e quella di altri 28 testimoni, resa al processo dell’onorevole Giammarinaro per eventuali determinazioni. Cosa ben diversa dal sostenere che sono indagato per falsa testimonianza”. Lo afferma l’ex governatore della Sicilia Toto’ Cuffaro, dopo la pubblicazione di un articolo secondo cui posizione dell’ex governatore della Sicilia, quella dell’ex ministro Saverio Romano e dell’ex deputato regionale Pio Lo Giudice sarebbero al vaglio dei pm della procura di Trapani per false testimonianze rese durante il processo a Giuseppe Giammarinaro per cui qualche giorno fa è stato disposto il sequestro di beni per 15 milioni di euro, ripristinandogli la sorveglianza speciale per cinque anni. Nei giorni scorsi erano stati stabiliti la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di 5 anni e la confisca di beni per 15 milioni di euro, a carico dell’ex parlamentare regionale 71enne di Salemi Giammarinaro, gia’ sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per quattro anni, in quanto indiziato mafioso. Il provvedimento del Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Trapani, si inquadrava nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Salus Iniqua”.
Cuffaro, che ha scontato quasi cinque anni a Rebibbia per favoreggiamento alla mafia, riprende: “Mi e’ stato chiesto se avessi incontrato nel 1991 tale Marcello Fondacaro e consigliatogli di rivolgersi a Giammarinaro. Nonostante siano passati 26 anni ricordo di non conoscere il pentito Fondacaro che invece porta, a prova del fatto che io lo conosca, il fatto che lo abbia mandato a salutare da una persona il signor Giammanco che era in carcere con me a Rebibbia. Fatto non vero perche’ il signor Giammanco che, sentito al processo, ha dichiarato di non conoscermi, e’ uscito dal carcere di Rebibbia nel 2007 mentre io vi sono entrato nel 2011. Nutro una ostinata fiducia nella giustizia e ne ho avuto ed ho grande rispetto. Non credo di chiedere troppo se chiedo che anche la giustizia abbia rispetto di me e della mia vita”. Nell’inchiesta che ha coinvolto Giammarinaro, attraverso indagini eseguite dalla Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Trapani, e’ stato accertato, spiegano gli inquirenti, “il complesso quadro di rapporti di natura politico-affaristica in cui Giammarinaro si e’ mosso a partire dai primi anni del 2000 e di cui ha beneficiato godendo di sostegno politico in modo da porre agevolmente in essere le condotte finalizzate al controllo occulto di attivita’ economiche di questa provincia attive nel settore della sanita’, beneficiarie peraltro di finanziamenti pubblici regionali, e al condizionamento di importanti settori della vita politica con particolare riferimento al Comune di Salemi”. Ieri anche Saverio Romano aveva diffuso una nota per chiarire la sua posizione. “Tengo a precisare che non sono mai stato citato in tribunale come teste – scrive il deputato di Ala – Ho reso dichiarazioni al difensore di Giammarinaro su sua precisa richiesta e per indagini difensive. Non mi risulta e non potrebbe peraltro risultare che la Procura abbia aperto una indagine per falsa testimonianza nei miei confronti in quanto non sono mai stato citato dal tribunale nella qualità di testimone”. Romano diffida quindi le testate giornalistiche “a diffondere notizie tendenziose perché la trasmissione da parte del tribunale di atti in suo possesso alla Procura, non é necessariamente una inchiesta”.