Cuffaro: “Torno in politica e rifaccio la Democrazia cristiana”

L’ex governatore della Sicilia: “Per me il carcere non è stato sterile. Ho rivalutato i veri valori della vita”

Cuffaro: “Torno in politica e rifaccio la Democrazia cristiana”

Ha già dato una prima scossa alla politica siciliana. Di certo, il ritorno di Totò Cuffaro nell’agone politico non può passare inosservato. Se poi l’obiettivo è fare rinascere “una Democrazia cristiana nuova e non una nuova Dc”, va da sé che la scossa tellurica arriva anche oltre lo Stretto. E così l’ex governatore della Sicilia chiama a raccolta tutti i moderati (Forza Italia, Italia viva, e centristi vari) affinché il Centro sia “autonomamente” rappresentato in Parlamento. A gennaio, inizierà il tesseramento. Dopo, al via i congressi comunali, provinciali e regionali. “Nei lunghi anni di sofferenza e disonore ho rivalutato i veri valori della vita in quanto per me, il carcere non è stato sterile”, dice. Erano le dieci circa del 13 dicembre 2015, quando Cuffaro varcava il cancello di Rebibbia dopo 1786 giorni di detenzione, avendo subito una condanna a sette anni inflittagli dalla Cassazione per favoreggiamento verso appartenenti alla mafia e che ha comportato anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Da allora, ha indossato i panni da missionario e agricoltore. In Burundi, ha fondato l’Onlus Aiuti-Amo il Burundi; mentre nell’Agrigentino, coltiva olio e vino.

Cuffaro, dopo cinque anni di silenzio, in piena pandemia, ora irrompe nella scena politica ridando vita alla Democrazia cristiana.

“Ho pagato tanto per i miei errori che non posso e non voglio rinunciare alle mie ragioni, ai tanti anni di passione per la politica, per la Democrazia cristiana, per i valori di Don Sturzo, De Gasperi ma dentro un contesto della dottrina sociale della Chiesa. Sì, ho commesso tanti errori, ma non certo quello di aver favorito la mafia anche se la sentenza dice questo. Sentenza che da uomo delle istituzioni ho rispettato. Ma ripeto, non voglio rinunciare alle mie ragioni, fra tutte, ritornare a essere utile alla mia Terra, pur sapendo che il mio è un ruolo di ‘promotore’ in quanto non ci sarà una mia ricandidatura, avendo il ‘peso’ della sentenza”.

Sì, ma perché proprio ora è sceso in campo?

“Perché oggi non c’è più il rapporto tra i partiti e la gente. Gli elettori sono stanchi di non sentirsi più protagonisti. L’attuale legge elettorale non consente all’elettore di scegliersi il proprio rappresentante. E tutto ciò non ha fatto altro che allontanare la gente dalla politica ma soprattutto dalle urne. Oggi quasi metà degli italiani non va a votare. Se a ciò aggiungiamo che i partiti non hanno una vera e propria ideologia, tranne forse il Partito Democratico, ma si identificano nel sovranismo o nel populismo, maggiormente ciò scoraggia l’andare a votare. Ebbene, in questo contesto, il ritorno di un partito ideologizzato, qual è la Democrazia cristiana, che non è né sovranista, né populista ma popolare, può essere di riferimento a tanti elettori che non si riconoscono più in questi partiti per tornare al voto.  Auspico con forza, a questo punto, che possa tornare la preferenza per ridare all’elettore la possibilità da chi farsi rappresentare”.

 Qual è l’identikit del neo democristiano?

“Fino a oggi, la Dc è una grande emozione, saranno gli elettori eventualmente a trasformarla in partito. Tuttavia, pensavo che questa grande emozione coinvolgesse gli ultracinquantenni, ovvero quelli che hanno conosciuto realmente la Democrazia cristiana. Invece, con mia grande sorpresa, c’è una grande partecipazione di giovani che tornano a parlare di politica ideale, sentendosi coinvolti dal pensiero di Sturzo, De Gasperi, dalla dottrina sociale della Chiesa”.

A proposito di giovani. Ha da poco dato vita a una scuola di politica.

“Con la rinascita della Dc, abbiamo anche pensato di creare una scuola di politica per i giovani e già siamo a circa trecento iscritti. E tanti altri sono in attesa di accesso. Purtroppo, questa emergenza Covid-19, ci ha momentaneamente bloccato. D’altronde, non si può fare politica senza un confronto, senza guardarsi in faccia esprimendo le proprie idee. Di certo non la si può fare in smart working. Le motivazioni che ci hanno indotto a dare vita alla scuola è uno dei tanti elementi di stortura della politica di oggi, ovvero, che molti dei parlamentari che vivono dentro le istituzioni non hanno avuto esperienza e non hanno neanche avuto la possibilità di studiare, di prepararsi come hanno fatto quelli della mia generazione. Oggi la classe dirigente politica è cooptata dai leader di partito, e non per merito e capacità di rappresentare i bisogni del territorio, cosa invece che noi vogliamo”.

In Sicilia c’è Cuffaro. In Calabria, il segretario Dc, Renato Grassi, ha nominato commissario Antonello Talerico. Insomma, già si guarda alle prossime Politiche?

“Intanto, prefiggiamoci l’idea di farla rinascere, lavorando giorno dopo giorno facendo leva su questa “emozione” che c’è oggi nel Paese, ovvero la mancanza di un grande partito moderato. Poi saranno gli elettori a dirci cosa fare. Certo, noi speriamo che ci possa essere una presenza della Dc alle prossime Politiche”.

Chi potrebbe essere il leader di questa Democrazia cristiana?

“Mi piacerebbe molto che questo ruolo venisse svolto dal mio amico Marco Follini che per storia, per cultura e appartenenza ideologica, ne ha tutte le caratteristiche”.  

In Sicilia, già si parla di tanti consiglieri comunali pronti a passare alla Dc. È vero?

“Finora in almeno novanta comuni, ci sono due-tre consiglieri pronti a formare un nuovo gruppo consiliare. Voglio anche dire che mi arrivano telefonate pure da diverse parti d’Italia, di gente pronta a sostenere questo nuovo progetto”.

Di certo, la sua discesa in campo ha già dato una scossa alla politica almeno in Sicilia. Invidie e timori di certo non mancano. Nell’Udc isolana, ad esempio, si parla di utopia del suo progetto…  

“Voglio semplicemente dire che quando io ero nell’Udc, in Sicilia il partito aveva circa il 20 per cento di consensi. Appena io e la mia classe dirigente ha lasciato il partito, l’Udc s’è pian piano sfilacciata. Tuttavia, spero che anche l’Udc siciliana si renda conto che oggi è importante far rivivere l’idea sturziana quindi anziché guardare con sospetto questa nostra iniziativa, la vedano come una grande possibilità per rifare un grande centro moderato. Poi se non lo capiscono…”.[irp]