Gianni Cuperlo e Matteo Renzi
La minoranza del Pd torna ad attaccare Matteo Renzi sulla gestione del Pd. Ed è un’accusa dura che sembra preannunciare una scissione. La colpa è del premier che si starebbe costruendo un partito su misura. O peggio, un partito parallelo. Cancellando di fatto il Pd. La polemica nasce dopo che, nelle scorse settimane, sui quotidiani era apparsa la notizia di una vera e propria emorragia di tesserati dal partito (che tra le altre cose vuol dire anche soldi in meno). In direzione nazionale si confrontano Gianni Cuperlo e Matteo Renzi. Al centro del dibattito la Leopolda, la manifestazione che nel prossimo fine settimana accoglierà i fedelissimi del premier a Firenze. È la quinta edizione. “Tu sei il segretario del nostro partito e il capo del nostro governo. Te lo chiedo da questa tribuna: cos’è la Leopolda? – incalza Cuperlo – Io leggo che dietro c’è una fondazione che ha raccolto poco meno di 2 milioni di euro, 300mila dei quali servono a pagare il prossimo weekend”.
Il leader della minoranza sottolinea che le correnti dominano la vita interna del Pd più o meno dalla sua nascita, e non si permette di chiedere a Renzi di rinunciare a organizzare un’articolazione interna. “Ma dobbiamo essere chiari tra di noi – insiste -: se tu costruisci e rafforzi un partito parallelo dotato di risorse mezzi e persone, tu porterai appresso altre risorse e persone. A quel punto non andremo verso un partito comunità, ma verso ciò che già oggi siamo e cioè una confederazione, un’aggregazione di componenti, dotata ciascuno di una sua autonomia. A me non pare un disegno né particolarmente coraggioso né particolarmente ambizioso, ma se si scegliesse questo disegno io lo rispetterei”. La minoranza invita comunque il segreteraio ad aprirsi a tutto il partito e a non “coltivare” esclusivamente la sua corrente. “Sento una certa distanza – prosegue Cuperlo – tra le cose che diciamo qui dentro e le cose che succedono fuori: quale funzione spetta a questo partito, oggi, nel rigenerare una democrazia consumata alle radici? C’è una crisi morale nel Paese e in Europa, noi cosa vogliamo diventare? In troppe realtà siamo soprattutto una macchina elettorale, e sullo sfondo assistiamo all’abbandono di un certo numero di persone e la conseguenza è un partito di eletti. Sono il primo a non rimpiangere il partito che c’è stato fino a ieri, ma non è questione di procedure o norme di statuto, dobbiamo sciogliere il nodo di fondo: che idea abbiamo della democrazia? Il nostro partito è ancora in grado di organizzare una forza di donne e uomini che riescano a condizionare gli eventi?”.
La replica di Renzi. Il premier annuncia di non voler sentir parlare di correnti e di partiti paralleli, ma vuole spazi di discussione. “Prendo un impegno: mai e poi mai ci sarà la strutturazione di un’organizzazione parallela sul territorio da parte mia”. Poi sdrammatizza. “Sta Leopolda..ragazzi..veniteci. Non sabato, che ho capito che avete altro da fare…ma..Ve la racconto in 30 secondi. Questa drammatizzazione della Leopolda è stata non dico un autogol, non mi permetterei, ma avete perso di visto quello che è: una vecchia stazione ferroviaria nel cuore di Firenze, dove ci sono persone che parlano di politica”.