Potrebbe essere il piu’ grande furto di email e password della storia. I numeri sono da capogiro: 773 milioni di indirizzi web e 22 milioni di password uniche. E’ stato chiamato Collection #1 e gia’ il nome lascia intendere che ne esistono versioni successive col nome di Collection #2, Collection #3 eccetera. Ne ha dato notizia per primo su Twitter Odisseus, un esperto italiano di cybersecurity, ma a scoprire l’archivio e’ stato Troy Hunt, il ricercatore informatico autore del sito Have I been pwned (“sono stato bucato”) che da anni conserva il risultato di successivi furti di dati ai danni di Yahoo!, Facebook, Twitter, Adobe, YouPorn e via dicendo.
Secondo Hunt, Collection #1 e’ “il piu’ grande databreach mai caricato sul sito.” Una prima analisi delle email messe a disposizione dal ricercatore suggerisce che l’enorme archivio sia il frutto di successivi databreach ai danni di singoli privati, siti e organizzazioni commerciali. Molti dei domini coinvolti finiscono con il .com e altrettanti sono quelli legati a siti porno, social network, portafogli bitcoin. Da quanto ha potuto verificare Agi, le password associate invece sono sia in formato crittografico che nella loro versione in chiaro. Molte email risultano presenti in altri databreach ma, facendo una comparazione automatizzata fra le email gia’ raccolte dal suo sito e quelle appena scoperte, lo stesso Troy Hunt sostiene che “ci sono 140 milioni di email che non erano mai state caricate prima” nel suo database e lo stesso vale per la meta’ delle password, 10 milioni circa di password “nuove”.
Il ricercatore sostiene di essere giunto a conoscenza dell’archivio dopo averne trovato uno, molto piu’ piccolo di 87 giga, sul sito di hosting Mega, da cui sarebbe stato successivamente rimosso. Ma proprio da li’ era partito alla ricerca che l’ha portato in possesso della montagna di dati che ammonta a 1 terabyte di dati (equivalente a 1400 cd rom o 40 disc blu ray). Secondo Sergey Lozhkin, del team di ricerca Great del Kaspersky Lab: “La cosa piu’ preoccupante e’ che tutti questi dati, ottenuti attraverso varie violazioni, possono essere facilmente trasformati in un unico elenco di indirizzi email e password: tutto quello che i cybercriminali avrebbero bisogno di fare, quindi, e’ creare un software piuttosto semplice e verificare cosi’ l’effettivo funzionamento di quelle stesse password. Per azioni di phishing, fino ad attacchi mirati per il furto di identita’ digitali, la sottrazione di denaro o la compromissione dei dati sui social network”.
Oltre all’ovvio consiglio di cambiare le password, sostituendole con altre piu’ robuste e complicate, quello che si puo’ intanto fare e’ verificare se il proprio indirizzo email sia presente nel mucchio usando Have I been pwned. Digitando un indirizzo all’interno della maschera di ricerca del sito si puo’ vedere se la propria email e’ stata compromessa e se e’ apparsa su qualche pastebin, le “lavagne bianche” temporanee che gli sviluppatori usano per comunicare in via anonima e veloce e dove anche gli Anonymous pubblicano le “prove” delle loro incursioni. Gli utenti registrati al sito di Hunt possono anche verificare se la propria email sia stata oggetto di databreach che hanno ottenuto dati “sensibili”, oppure fare una verifica simile per la propria password con il motore di ricerca Password pwned, sempre di Troy Hunt, che ne contiene 551 milioni. Se si trova la propria password e’ bene percio’ aggiungere un ulteriore livello di sicurezza alla propria casella email attivando la doppia autenticazione laddove sia possibile, facendo anche attenzione a eventuali email “strane” gia’ nei prossimi giorni e incrociare le dita in segno di scongiuro. (Agi)