Cyberspionaggio, chiesta condanna fratelli Occhionero a 9 e 7 anni

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Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria devono essere condannati dal tribunale perche’, per diversi anni, dopo la creazione di una rete ‘botnet’, “hanno concorso nella gestione di un’attivita’ di cyberspionaggio massivo, infettando con un virus, attraverso un messaggio email, circa 18mila pc, e si sono impossessati di ben 1935 password all’insaputa dei legittimi proprietari”. Lo ha detto il pm Eugenio Albamonte (riconfermato ieri dal capo della Procura come titolare del procedimento, dopo la nuova istanza di astensione presentata dalla difesa) che ha chiesto per il principale imputato 9 anni di reclusione e per la sorella 7 anni in quanto responsabili, a suo dire, dell’accesso abusivo, consumato o solo tentato, a sistemi informatici (caselle di posta elettronica protette da password di accesso, sia personali che istituzionali, appartenenti a professionisti del settore giuridico-economico, a esponenti della politica o riconducibili ad Enti pubblici) e dell’intercettazione illecita di comunicazioni informatiche.[irp]

Tra i bersagli attribuiti agli Occhionero figurano i pc di grandi aziende e di istituzioni politiche come Camera, Senato, ministeri di Esteri e Giustizia, Partito Democratico, Finmeccanica, Bankitalia, Comune di Roma ed Enav. Il pm ha parlato di “quadro probatorio consolidato”, confermato in sede di riesame e poi anche successivamente dall’esito delle intercettazioni telefoniche, e ha fatto riferimento a migliaia di “file esfiltrati tramite virus e nascosti in sotto cartelle”. I dati carpiti sarebbero poi finiti in alcuni server americani gestiti dall’ingegnere nucleare in cui gli inquirenti del Cnaipic, servizio specializzato interno alla Polizia Postale, hanno recuperato oltre 3 milioni di mail intercettate. Giulio Occhionero, per il rappresentante della pubblica accusa, “ha una responsabilita’ di grado superiore per aver concepito e ipotizzato l’intero sistema illecito, per averlo realizzato e mantenuto nel tempo”. Meno grave il ruolo da attribuire alla sorella che non ha preso parte alla fase ideativa del progetto ma sicuramente ha concorso nell’attivita’ di accesso abusivo e acquisizione dati.[irp]