Da centri Albania a Santanchè, i dossier per Meloni. Al-Masri, Cpi apre fascicolo su Italia

Giorgia Meloniok

Giorgia Meloni

I centri in Albania da “sbloccare”, il caso Santanchè da risolvere, il contrasto con la Corte penale internazionale che ha avviato un approfondimento sulla mancata consegna di Almasri. E poi la giustizia, con un incontro da fissare con i magistrati per cercare di ridurre lo scontro governo-toghe. Sono tanti, e pesanti, i dossier che Giorgia Meloni ha sulla scrivania in questo lunedì. “Meno male che questa settimana si parla solo di Sanremo”, scherza un funzionario di governo.

Tra la partecipazione alla cerimonia al Quirinale per il ‘Giorno del Ricordo’ delle vittime delle foibe e un incontro con il cancelliere austriaco Alexander Schallenberg, Meloni oggi ha passato la giornata nel suo ufficio per affrontare le questioni aperte.

Intanto l’Albania. Dopo il nuovo stop dei magistrati, il governo sta valutando la possibilità di cambiare radicalmente strada, probabilmente con un decreto. Al momento – viene spiegato – non è stata ancora presa una decisione, non c’è una bozza, ma si stanno valutando diverse alternative. Tra queste, secondo quanto si apprende, la possibilità di trasformare le strutture di Shengjin e Gjader in Centri di permanenza per i rimpatri, magari affidandone la gestione direttamente all’Albania. Un modo, nelle intenzioni dell’esecutivo, per evitare che sia necessaria una convalida da parte dei giudici.

Meloni ha ribadito anche nelle ultime ore ai ministri interessati la volontà di andare avanti, chiedendo un intervento anche prima della sentenza della Corte di giustizia della Ue (il 25 febbraio) e le pronunce della Cassazione sulle impugnative dei provvedimenti dei giudici. Ma la questione è giuridicamente scivolosa. “Vedremo”, è la prudente risposta del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che assicura comunque che “andiamo avanti, non lasceremo il lavoro in Albania”.

Altro fronte aperto è quello che vede il governo contro la Corte penale internazionale sul caso di Al-Masri. La settimana scorsa intervenendo in Parlamento il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva puntato il dito proprio contro la Corte e più di un esponente del governo, a partire dalla stessa Meloni, avevano adombrato l’ipotesi di un ‘complotto’ per un ordine di arresto diramato solo nel momento in cui il generale libico era arrivato in Italia dalla Germania. La Cpi ha fatto sapere di aver aperto un fascicolo di approfondimento alla Camera preliminare sulla “mancata osservanza da parte di uno Stato membro di una richiesta di cooperazione per l’arresto e la consegna”.

E il governo italiano “avrà l’opportunità di presentare delle osservazioni”. L’iter, ha precisato il portavoce della Cpi Fadi El Abdallah, “non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche”. E mentre l’opposizione continua a chiedere chiarimenti sul caso dello spyware Paragon e la Procura di Perugia apre un fascicolo d’inchiesta sull’esposto del Dis nei confronti della Procura di Roma per la gestione degli atti nell’indagine aperta sulla base della denuncia del capo di gabinetto della presidente del Consiglio Gaetano Caputi, nell’agenda di Meloni deve essere fissato l’incontro con l’Associazione nazionale magistrati, che ha comunque confermato lo sciopero del 27 febbraio.

La premier, inviando gli auguri al nuovo presidente Cesare Parodi, sabato aveva auspicato la ripresa di un “sano confronto”. L’incontro – ha spiegato il nuovo numero uno dell’associazione dei magistrati – sarà “un’occasione per spiegare una volta di più con chiarezza, fermezza, lucidità e senza nessun cedimento quelle che sono le nostre ragioni”.

Infine, ma non certo ultimo, c’è il caso Santanchè, a processo per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia. La Camera è iniziata la discussione per la mozione di sfiducia presentata dal M5s e poi sottoscritta anche da Pd e Avs. In un’aula semi-vuota è spiccata la totale assenza di Forza Italia, Lega e Noi moderati: per il centrodestra solo un gruppetto di parlamentari di Fdi e i ministri Luca Ciriani e Nello Musumeci. E se è vero che il lunedì, a Montecitorio, i numeri sono sempre bassi, le assenze tra i banchi della maggioranza sono sembrati un chiaro “segnale” politico nei confronti della ministra che sta mettendo in imbarazzo la presidente del Consiglio, resistendo ormai da settimane al ‘pressing’ per un passo indietro.