di Enzo Marino
“La corruzione è un fenomeno che avvertiamo diffuso. E’ come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria”. L’allarme del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arriva poche ore dopo la chiusura della discussione generale del ddl anticorruzione in un’Aula della Camera, come sempre accade quando non sono previste votazioni, semi-deserta. Il testo che porta la prima firma del presidente del Senato, Pietro Grasso, è arrivato a Montecitorio blindato: il governo ha stabilito che, dopo tre anni di dibattito in Parlamento, la terza lettura deve essere l’ultima e quel provvedimento deve essere legge entro le elezioni regionali.
La strada sembra in discesa. In un vertice al ministero della Giustizia la maggioranza ha raggiunto un accordo stabilendo che il ddl anticorruzione non si tocca come invece avrebbe voluto Area Popolare. In cambio il partito di Angelino Alfano ottiene l’impegno a modificare il testo sulla prescrizione, ora all’esame della commissione Giustizia del Senato, che in prima lettura alla Camera Ncd non aveva votato. “C’è stato – ha spiegato Renato Schifani, presidente dei senatori Ap – un passo avanti per la rivisitazione delle anomalie presenti nel testo sulla prescrizione, che portavano a un’eccessiva dilatazione dei termini violando il principio della ragionevole durata dei processi”.
Superate le divergenze con Area popolare, M5S e Fi restano contrari al ddl anticorruzione che prevede una stretta sul falso in bilancio, con pene fino a 8 anni per le società quotate e fino a 5 anni per le non quotate e l’aumento delle pene per i reati di corruzione, peculato, induzione indebita e associazione mafiosa. Gli stessi che votarono no al Senato e che oggi in commissione Giustizia hanno votato contro il mandato al relatore David Ermini (Pd). Per i pentastellati il testo è troppo blando, per gli azzurri, al contrario, viola la Costituzione tanto che la relatrice di minoranza Jole Santelli (Fi) ha presentato oggi una pregiudiziale di costituzionalità che sarà votata la prossima settimana subito dopo l’ok al ddl scuola previsto per mercoledì.
Nel mirino dei forzisti soprattutto l’intervento sul falso in bilancio che il governo Berlusconi aveva invece depenalizzato. “Siamo di fronte – attacca il capogruppo di Fi, Renato Brunetta – all’ennesimo spot pubblicitario. Non si combatte la corruzione aumentando le pene. Il risultato sarà che non succederà assolutamente nulla, le pene incrementate non spaventeranno nessuno, ma Renzi si sarà ripulito la coscienza con grande danno per il mondo delle imprese che non avranno più certezza e che dovranno temere per i propri bilanci”. L’iter del ddl tuttavia sembra essere segnato: entro il 22 ci sarà il voto finale anche perché poi si apre la settimana pre elettorale in cui i lavori parlamentari vengono sospesi per la campagna per le Regionali.