Volodymyr Zelensky e Donald Trump
Quello che doveva essere un incontro decisivo per il futuro dei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina si è trasformato in mezz’ora in un dramma diplomatico trasmesso in diretta televisiva, un evento raro nella storia delle relazioni internazionali. Nello Studio Ovale della Casa Bianca, il colloquio tra il presidente americano Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky è passato da un fragile spiraglio di intesa a una rottura clamorosa, culminata con la cancellazione della conferenza stampa congiunta e il naufragio dell’accordo sulle terre rare. Un esito che, prevedibilmente, ha fatto gongolare Mosca.
Il tono è stato dato subito da Trump, affiancato dal suo vice JD Vance in un ruolo insolitamente incisivo per un vicepresidente. “State giocando con la vita di milioni di persone, state giocando con il rischio di una Terza Guerra Mondiale”, ha tuonato Trump, accusando Zelensky di mancanza di rispetto verso gli Stati Uniti, un Paese che – a suo dire – ha fatto più di quanto molti ritenessero necessario per sostenere Kiev. “O fate un accordo, o noi ci chiamiamo fuori”, ha aggiunto, prima di suggellare il tutto con un post su Truth Social: “Torni quando sarà pronto per la pace”.
Zelensky, dal canto suo, ha aperto il colloquio richiamando le violazioni degli accordi di Minsk da parte della Russia e le responsabilità di Vladimir Putin nell’invasione dell’Ucraina, lasciando intendere una profonda sfiducia verso il Cremlino. Una mossa che, retrospettivamente, potrebbe non essere stata la più abile per ingraziarsi Trump, notoriamente incline a una linea di negoziato diretto con Mosca.
Ma a far precipitare la situazione è stato Vance, che ha definito “irrispettoso” il tentativo di Zelensky di “venire nello Studio Ovale per litigare davanti ai media americani”. Quando il leader ucraino ha provato a ribattere, Trump è intervenuto con forza: “Il vostro Paese è in guai grossi, non state vincendo questa guerra. Stiamo cercando di risolvere un problema: non diteci cosa dobbiamo fare, perché non siete nella posizione di dettarlo”.
Il messaggio di Trump è stato chiaro: senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi, lasciando l’Ucraina sola a combattere. “Vi ho dato il potere di mostrarti un duro, e non credo che lo saresti senza di noi”, ha proseguito, sottolineando il coraggio del popolo ucraino ma insistendo sull’ingratitudine di Zelensky. “Una volta firmato quell’accordo, sareste in una posizione molto migliore, ma non state dimostrando alcuna gratitudine, e questa non è una bella cosa”.
A quel punto, il colloquio si è interrotto: la delegazione ucraina ha lasciato la Casa Bianca in silenzio, mentre Trump ha affidato a Truth Social un’ultima stoccata: “Abbiamo capito molte cose che non si sarebbero mai potute capire senza una conversazione sotto pressione. Zelensky non è pronto per la pace se l’America è coinvolta. Ha mancato di rispetto agli Stati Uniti nel loro amato Studio Ovale. Può tornare quando sarà pronto”.
Intervistato da Fox News dopo l’incontro, Zelensky ha cercato di stemperare le tensioni senza cedere terreno. “Nessuno vuole veder finire la guerra più degli ucraini”, ha dichiarato, ribadendo la gratitudine verso il popolo americano, il Congresso e lo stesso Trump. “Spero che il Presidente sia al nostro fianco contro la Russia”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di fermare Putin. Tuttavia, ha difeso la posizione ucraina: “Rispetto il Presidente e il popolo americano, ma non sono sicuro che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. Un semplice cessate il fuoco senza garanzie di sicurezza è un tema delicato per il nostro popolo. Vogliamo una pace giusta e duratura”.
Zelensky ha ammesso che combattere senza il sostegno degli Stati Uniti “sarebbe difficile”, ma ha escluso compromessi che ignorino la realtà: “I russi sono venuti nel nostro territorio, hanno ucciso tante persone. Dimenticarlo, dire che Putin è una gran persona, no”. Riguardo allo scontro con Trump, ha definito la situazione “difficile” e ha espresso il desiderio che il presidente americano fosse “un po’ più dalla nostra parte” anziché neutrale nei negoziati. “La Russia ha portato questa guerra nel nostro Paese senza ragione”, ha concluso.
Il fallimento del colloquio lascia i negoziati in un limbo. Trump aveva avvertito all’inizio dell’incontro che Zelensky “deve fare compromessi se vuole la pace”, ma dopo quanto accaduto, è difficile immaginare che Kiev accetti un negoziato senza garanzie di sicurezza, soprattutto senza il pieno appoggio degli Stati Uniti, finora il suo principale alleato. L’Europa, chiamata in causa indirettamente, potrebbe ora dover alzare la voce, ma la narrativa della Casa Bianca è chiara: per Trump, l’Ucraina è parte del problema, non della soluzione.
Nonostante tutto, Zelensky resta ottimista sui rapporti con gli Stati Uniti: “I rapporti vanno oltre quelli tra due presidenti, ci sono relazioni storiche tra i nostri popoli. Il vostro popolo ha aiutato a salvare il nostro”. Riuscirà questa base a ricostruire un dialogo? Per ora, la pace appare più lontana che mai, mentre il rischio di un’Ucraina isolata si fa sempre più concreto.