Da uomo del popolo a difensore dell’austerità. La triste parabola di Tsipras

Da uomo del popolo a difensore dell’austerità. La triste parabola di Tsipras
15 luglio 2015

Atene è in fiamme. E non è un modo di dire. In piazza Syntagma, il luogo che meno di due settimana fa aveva accolto i sostenitori del “no” in festa dopo la vittoria al referendum, la tensione è alle stelle. Bombe molotov, lacrimogeni, la polizia costretta ad affrontare la rabbia dei cittadini. Una rabbia che ha un obiettivo preciso: Alexis Tsipras. Sembra un paradosso ma è così. Il premier greco, il salvatore della Patria, il tribuno del popolo che doveva liberare il Paese dalla morsa degli eurotecnocrati, ora è un nemico da abbattere. Il Parlamento è riunito per votare le riforme di austerità imposte da Bruxelles.

Tsipras e il suo neoministro delle Finanze, Euclides Tsakalotos, si difendono, spiegano che non potevano fare diversamente, che dovevano firmare la resa. Ma non era quello che avevano promesso. Così perdono pezzi del governo e della maggioranza. E, soprattutto, sono costretti a osservare inermi le manifestazioni di piazza. Il premier greco si è rivelato un bluff. Per quelli che lo avevano esaltato all’estero, ma soprattutto per quelli che lo hanno votato.

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